Omicidi irrisolti, Roberta Lanzino fu stuprata e uccisa: 35 anni dopo il suo assassino è ancora senza nome

Roberta Lanzino quel giorno stava andando al mare ma sbagliò strada e fu aggredita dalla persona a cui aveva chiesto informazioni: “dove siamo?” 

Quel che rimane oggi è una strada intitolata a Roberta Lanzino. Un delitto senza un colpevole. Sono passati 35 anni da quando la 19enne Roberta Lanzino, studentessa calabrese al primo anno di università, fu uccisa: trovata seminuda con il volto tumefatto e sgozzata. Era il 26 luglio del 1988. Quel giorno Roberta si mise in viaggio col suo motorino “Sì” di colore blu per recarsi al mare a Miccisi di San Lucido, in Calabria, per raggiungere la casa di villeggiatura della sua famiglia.

Quel giorno con lei a seguirla in auto c’erano i suoi genitori: papà Franco, sindacalista, e mamma Matilde, insegnante. Alle 16 circa la giovane studentessa si fermò presso un distributore per fare il pieno al suo motorino. Fu allora però che perse di vista l’auto dei suoi genitori che nel frattempo si erano fermati ad acquistare un cocomero. Roberta decise di proseguire da sola. Fu allora che si perse in una strada tortuosa e senza indicazioni.

Un errore che le costò la vita. I genitori raggiunto Miccisi, non trovando la figlia si preoccuparono e tornarono indietro a cercarla lungo la vecchia strada che da Cosenza porta alla litoranea. Il motorino di Roberta fu trovato dai carabinieri in una scarpata. Non c’erano segni di incidente e subito si pensò ad un rapimento, comune in quegli anni e in quella zona. Ma la chiamata per il riscatto Matilde e suo marito Franco non la ricevettero mai. Il giorno seguente alla scomparsa di Roberta, i carabinieri trovarono il suo corpo senza vita nella zona dove era stato ritrovato il motorino blu.

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La giovane studentessa aveva i vestiti strappati, il volto tumefatto ed era stata sgozzata. Almeno cinquanta le ferite riscontrate sul corpo e una caviglia slogata, Roberta aveva tentato invano di scappare dal suo assassino. Sul corpo fu isolato del liquido seminale. Nonostante questo, il suo assassino non è stato mai rintracciato.

La Procura, nel corso delle varie inchieste, ha formulato delle ipotesi: Roberta fu aggredita, seviziata e uccisa nelle campagne cosentine, finendo nelle mani di uno o più aguzzini. Fu sentito un uomo, Giuseppe Frangella, dopo che alcuni testimoni descrissero la presenza di una Fiat 131. Disse che aveva parlato con Roberta poco prima dell’aggressione. Stando al suo racconto, la ragazza gli avrebbe chiesto informazioni perché si era persa. L’uomo mise in mezzo due suoi cugini. Si trattava di Luigi e Rosario Frangella. Rosario soffriva di schizofrenia e senza motivo tempo prima aveva sgozzato un gregge di quaranta pecore. Ma le indagini scientifiche scagionarono i tre cugini: il test del Dna risultò negativo. Poi lo stop delle indagini sino a quando nel 2015 due persone finirono tra i sospettati: i due nel frattempo erano deceduti. I due sospettati si chiamavano Luigi Carbone e Franco Sansone. Quest’ultimo proprietario di una Fiat 131. Ma anche l’esame del Dna fatto ai loro figli è risultato negativo.

Inchieste, due processi, cinque sospettati. Sono passati 35 anni e ancora il colpevole del delitto è senza un volto né un nome.

 

 

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