Omicidi irrisolti: Maria Chindamo, “uccisa e data in pasto ai maiali”. Svolta nelle indagini?

Maria Chindamo, 44 anni, era originaria di Laureana Borrello. Di lei si sono perse le tracce il 6 maggio 2016: una intercettazione riaccende le speranze per individuare i responsabili dell’omicidio con soppressione di cadavere

Maria Chindamo era un’imprenditrice agricola scomparsa il 6 maggio 2016. Secondo il pentito Antonio Cossidente, sarebbe stata questa la tragica fine di Maria Chindamo, imprenditrice di Laureana di Borrello, nel reggino: “sequestrata, uccisa e data in pasto ai maiali”. L’inchiesta sull’omicidio con soppressione di cadavere ha acquisito negli anni molti elementi senza tuttavia arrivare ad individuare i responsabili del delitto dell’imprenditrice.

Adesso, come riferisce la famosa criminologa Roberta Bruzzone facendo il punto sull’indagine, “una intercettazione potrebbe riaccendere le speranze per arrivare alla tanto attesa svolta” scrive Giallo. “A parlare sono Salvatore Ascone, ritenuto vicino al clan Mancuso, suo figlio Rocco e un pluripregiudicato. Secondo i tre sarebbero proprio i familiari del marito di Maria i responsabili per la sua scomparsa”.

Il marito di Maria morto suicida dopo la separazione

Il marito di Maria si era suicidato dopo essere stato lasciato dall’imprenditrice, che è scomparsa nel giorno della ricorrenza della morte del marito, Ferdinando Punturiero, “impiccatosi pochi giorni dopo che la coppia aveva deciso di separarsi, nel 2015. “Una circostanza che sul momento aveva fatto pensare agli inquirenti a una ritorsione da parte dei parenti del marito nei confronti della donna” – questo riporta Il Corriere della Sera in un articolo del 6 gennaio 2021, aggiungendo: “La pista non portò, però, a nessun risultato. Diverse lettere anonime fatte recapitare in questi anni all’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia, e a un sacerdote della zona, indicavano circostanze e personaggi che avrebbero potuto avere avuto un ruolo nella sparizione della donna. Le rivelazioni del collaboratore di giustizia Antonio Cossidente aprono oggi un nuovo scenario sulla morte dell’imprenditrice” In più, l’articolo su menzionato riferisce: “È stato il collaboratore di giustizia Antonio Cossidente, ex componente del clan dei Basilischi a rivelare particolari, sino a oggi inediti, sulla morte dell’imprenditrice. Cossidente lo scorso febbraio ha riferito ai magistrati della procura distrettuale di Catanzaro di aver saputo da Emanuele Mancuso, esponente di spicco dell’omonimo clan di Limbadi, anche lui collaboratore di giustizia con il quale condivideva la cella nel carcere di Melfi, che Maria Chindamo sarebbe stata uccisa per punizione perché non voleva cedere i suoi terreni”.

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Le intercettazioni

Alla fine di luglio del 2023, si riaccende la speranza di risalire a mandanti ed esecutori dell’omicidio dell’imprenditrice di Laureana di Borrello sequestrata e fatta sparire davanti al cancello della sua tenuta agricola di Limbadi. Per la sua scomparsa erano infatti stati indagati e poi prosciolti Salvatore Ascone di Limbadi ed il figlio Rocco, “accusati di aver manomesso la telecamera della propria abitazione posta dinanzi al cancello della tenuta agricola – in contrada Montalto di Limbadi – dove è stata rapita Maria Chindamo. Intercettati nel marzo del 2019, padre e figlio, unitamente ad altro pluripregiudicato di Limbadi, avrebbero indicato nel suocero di Maria Chindamo e nei nipoti i mandanti e gli autori del rapimento e della soppressione del cadavere” scrive La Gazzetta del Sud. Suocero che è però deceduto e questo rappresenterebbe un ostacolo per gli inquirenti per ritrovare il corpo della donna. Anche se i nipoti ne sarebbero a conoscenza.

 

 

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