Femminicidio di Rossella Nappini, fermato un 45enne di origini marocchine

Femminicidio di Rossella Nappini

Femminicidio di Rossella Nappini, fermato un 45enne di origini marocchine. Le parole della sorella e del cognato

Sono ancora da chiarire i contorni del femminicidio di Rossella Nappini, l’infermiera di 52 anni, che nel pomeriggio di ieri è stata uccisa a coltellate nell’androne del palazzo dove viveva da circa un mese. Nella serata di ieri, poco dopo il ritrovamento del corpo, gli agenti della Squadra mobile hanno sentito diverse persone, vicine alla donna, tra cui la sorella, un ex compagno e padre dei bambini.

In un primo momento le indagini sembravano portare a quattro possibili sospettati, ma nelle ultime ore, sembra che il cerchio delle investigazioni si stia stringendo intorno ad una sola persona. Si tratterebbe un un uomo di origini straniere, sembra un marocchino, con cui la vittima aveva avuto in passato una relazione. L’uomo avrebbe 45 anni e la scorsa notte è stato fermato dai poliziotti della Squadra Mobile, che indagano sulla vicenda e ora si trova nel carcere di Regina Coeli con l’accusa di omicidio volontario.

Si indaga anche sul movente del delitto, commesso con un’arma da taglio inferta circa una ventina di volte. Si ipotizza un rifiuto della donna nei confronti dell’assassino/stalker.

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Il corpo della donna sarebbe stato scoperto da due studenti: “Da quel che mi hanno riferito la vittima da qualche mese viveva qui con la mamma, che ha circa 80 anni, perché stava male”, ha detto è l’amministratore del condomini, che all’Adnkronos ha aggiunto: la vittima “Mi è sembrata subito una persona perbene, ma non lo conoscevo, non posso dire di più”.

La vittima prima di soccombere avrebbe gridato “Aiuto”, le urla sarebbero state sentite da alcuni condomini. Al vaglio degli investigatori anche le telecamere di sicurezza della zona, le quali potrebbero dare delle risposte certe su chi sia entrato e uscito dal palazzo e quindi dare la possibilità di identificare con certezza l’assassino.

La sorella della vittima scrive  Monica, le scrive su facebook: «Purtroppo questa volta non sono riuscita a salvarti, ma una cosa è certa: starai vicino a papà come volevi. Riposa in pace sorellina mia». Il messaggio è accompagnato dalle parole del cognato che scrive: «Cavolo Rosse’ nn trovo una foto che stiamo insieme. Voglio ricordarti così Cognata Mia. Ricordo perfettamente quando stampammo sta foto assieme. T’ho voluto bene malgrado i nostri litigi. Mi mancherai tantissimo capocciona mia!! Che la terra ti sia lieve».

I colleghi dell’ospedale San Filippo Neri, dove la donna lavorava come infermiera, hanno detto pubblicato un messaggio: «È stata uccisa una donna, ancora una volta. Questa donna era una nostra infermiera, lavorava all’ospedale San Filippo Neri: un femminicidio non è mai solo un episodio di cronaca, per questo non dobbiamo mai cedere alla banalizzazione di un simile dramma ma restare vicini a questa famiglia e a quella di tutte le vittime». «Non esistono motivazioni reali per simili gesti concludono i colleghi – si tratta di una barbarie che dovrebbe farci riflettere e vergognare tutti».

Fonte immagine: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10210598518945271&set=pb.1415855201.-2207520000&type=3

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