Desirée Piovanelli, il padre chiede nuove indagini. Ecco cosa sospetta

Desirée Piovanelli, il padre chiede nuove indagini. Ecco cosa sospetta

Desirée Piovanelli, il padre chiede nuove indagini. Ecco cosa sospetta ci sia dietro l’omicidio della figlia

Desirèe Piovanelli, 15 anni, fu uccisa il 28 settembre 2002 nella cascina Ermengarda di Leno, un comune in provincia di Brescia. Desirée fu uccisa a coltellate dal vicino di casa, coetaneo della vittima, che aveva progettato di violentarla e poi ucciderla. Con lui altri due amici e Giovanni Erra, all’epoca 36enne, l’unico ancora in carcere, dove sta scontando una pena a 30 anni. Gli altri sono già in libertà.

Una vicenda risolta con delle condanne, se non fosse per il fatto che Erra si dichiara ancora innocente, chiedendo la riapertura del caso. Non solo questo, ma il padre della giovane chiede di scoprire la verità, perché si dice convinto che la tragica morte della figlia nasconda un’altra storia.

Erra, attraverso i suoi legali, ha contestato la ricostruzione dei giudici e chiede ai tre ragazzi condannati dire come siano andate veramente le cose. Anche il fratello di Erra lo ha difeso, parlando di una tragica fatalità. Il fratello sostiene che Giovanni era andato alla cascina per recuperare della droga che nascondeva, ma avrebbe trovato il corpo della giovane, scappando senza dare l’allarme. Il suo legale parla di una prova che scagionerebbe Erra. Si tratta dello scontrino che dimostrerebbe l’acquisto dell’arma del delitto da parte del minore. Il ragazzo dichiarò di aver acquistato l’arma alle 15.10, ma sullo scontrino l’orario dice 14.14. Questo escluderebbe il coinvolgimento del suo cliente, che a quell’ora era in casa a dormire.

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Anche il padre della giovane chiede verità. Si è detto convinto dell’esistenza di un’altra verità. Per chiarire i diversi punti oscuri della vicenda, chiede nuove indagini. A destare la sua attenzione è una traccia biologica isolata sul giubbotto indossato dalla figlia e che non apparteneva a nessuno dei condannati. Un elemento che non sarebbe mai stato approfondito.

L’uomo si dice convinto che la morte della figlia sia legata ad una rete di pedofili che opererebbe ancora nella Bassa Bresciana. Infine, chiede di approfondire anche la chiamata che l’assassino fece dopo aver ucciso la figlia. Una chiamata molto lunga, il cui destinatario non è mai stato identificato: “Come se il ragazzo avesse dovuto riferire a qualcuno quello che era successo. Perché non è stato verificato a chi ha telefonato e cosa si sono detti?”, dice l’uomo.

Fonte immagine: https://www.facebook.com/photo/?fbid=2170444993152254&set=gm.6248621738599027&idorvanity=3167456966715535 – https://twitter.com/thexeon81/status/1118446153136316416/photo/1

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