Uccide il padre a coltellate al culmine di una lite, l’accaduto

Uccide il padre a coltellate al culmine di una lite, l'accaduto

Uccide il padre a coltellate al culmine di una lite, l’accaduto a Cavernago in provincia di Bergamo

È accaduto a Cavernago, in provincia di Bergamo, dove un uomo ha ucciso nel giardino di casa il padre. L’omicidio è avvenuto al culmine di una lite, l’ennesima tra genitore e figlio. A lanciare l’allarme sono stati i vicini di casa allarmati dalle grida. La vittima è Umberto Gaibotti, 64 anni, ex operaio edile ucciso a coltellate dal figlio Federico, di 30 anni.

La vicina di casa ha detto al Corriere della Sera: «Eravamo in taverna, quando abbiamo sentito parecchie voci. Come siamo usciti di casa abbiamo visto ambulanze, automediche, carabinieri. La strada era chiusa e Umberto era steso a terra qui fuori, in giardino, coperto». La vittima viveva con la sorella, Maria Gaibotti, assente al momento del delitto perché in vacanza, dopo la separazione dalla moglie Cristina, infermiera dell’ospedale Bolognini in pensione, che vive a Seriate insieme a Michele, fratello maggiore dell’assassino.

«Ero in casa, stavo ascoltando la musica, mi sono accorto solo dopo di quanto era successo — commenta un vicino —. Sono devastato, Umberto era davvero un brav’uomo». «Già mesi fa c’era stata un’aggressione, li sentivamo spesso gridare — ricorda una coppia —. Ci era già capitato più volte di vedere intervenire i carabinieri. Il pensiero che qualcosa del genere potesse accadere ci aveva sfiorato. Purtroppo, per noi è stata una tragedia annunciata». «Lunedì sera eravamo a cena alla festa del paese e lo avevamo visto al tavolo a fianco — continuano a raccontare i conoscenti —. Sembrava sereno, era in compagnia dei suoi amici. Federico andava e veniva da casa del papà, da quello che sappiamo era anche entrato e uscito più volte da una comunità».

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«Umberto per tanti anni aveva lavorato come capocantiere — spiegano i vicini di casa —. Aveva cercato di inserirlo in quel campo. Ha speso la sua vita per cercare di aiutare Federico», che invece in passato aveva lavorato in un laboratorio di tatuaggi e piercing.

«Sapevamo della problematica e abbiamo cercato per quanto possibile di aiutare i familiari — conferma il sindaco di Cavernago, Giuseppe Togni —. Siamo intervenuti due volte con accertamenti sanitari obbligatori. Ma abbiamo anche cercato di fornire indicazioni alla famiglia perché potesse avviare un percorso di recupero, che però è volontario». «Umberto era una persona riservata — lo ricorda il primo cittadino —. In questo momento non possiamo che essere vicini alla famiglia. Di fronte a queste tragedie non si hanno parole, se non quelle di continuare a lavorare con l’obiettivo di ascoltare i disagi dei nostri ragazzi. Anche se quanto è avvenuto è un po’ un fallimento per tutti».

Fonte immagine: https://twitter.com/_Carabinieri_/status/1676591768911872003/photo/1

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