“Speravo de Morì Prima”: nell’ultima puntata un ospite speciale

La serie tv è arrivata al termine

Totti torna a indossare la maglia della Roma e lo fa per un’occasione speciale. L’ex capitano della Roma tornerà a vestire la maglia numero 10 dando il cambio a a Pietro Castellitto.

Nella finale di “Speravo de Morì Prima“, in onda venerdì 2 aprile su Sky e in streaming su NOW dalle 21.15

In una fra le più emozionanti delle sequenze finali della serie diretta da Luca Ribuoli, il vero Capitano entrerà in scena a salutare la città accorsa a celebrarlo all’Olimpico in quell’indimenticabile pomeriggio del 28 maggio 2017 in cui Francesco Totti smise definitivamente col calcio giocato.

La serie si basa sul libro “Un Capitano” scritto proprio da Totti con Paolo Condò. Affronta l’ultimo difficile anno del capitano giallorosso alla Roma quando i dissidi con Spalletti lo hanno poi portato alla decisione di smettere.

Nel cast oltre che Castellitto anche Greta Scarano nei panni di Ilary Blasi e anche il discusso eprsonaggo di Spalletti interpretato da Gianmarco Tognazzi.

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Proprio il suo personaggio ha fatto discutere tanto che l’attore ha spiegato: “Su cosa ho lavorato, non conoscendo Spalletti e non standomi antipatico? Il punto di vista era unilaterale, a me è stato attribuito il ruolo dell’antagonista. Ma è il punto di vista dell’altro protagonista, non è una realtà totale. Dal punto di vista di Spalletti avremmo raccontato le cose in maniera diversa. Ho eseguito la linea editoriale. Se il punto di vista è di Totti e Spalletti mi dà un punto di vista diversa, io come attore entro in crisi perché non so cosa rappresentare. E io non ho la libertà di poterlo fare. Sarebbe stato inutile parlare con Spalletti e mi avrebbe complicato la vita. Sono simpatizzante romanista, ho amici ed ex fidanzate, ho pianto all’addio di Totti al calcio, ma sono tifoso del Milan di curva. Non mi sono avvicinato emotivamente coinvolto, non ho vissuto lo scontro tra i due in maniera diretta. Ho visto la storia che veniva raccontata e ho cercato di mettere in Spalletti un filo conduttore che era un disagio di tornare in una piazza difficile. Di dover affrontare un gruppo e una società nuovi rispetto a prima, di trovarmi con un rapporto che si era chiuso in maniera controversa o non del tutto chiara, dovendo riprendere il rapporto con un giocatore con 5-6 anni in più. Questo ho fatto, senza entrare nel merito di chi avesse ragione e chi torto”.

 

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