Serena Mollicone, la perizia: “poteva essere salvata”. I dettagli

Morte di Serena Mollicone, un nuovo processo per conoscere la verità

Serena Mollicone, la perizia: “poteva essere salvata”. I dettagli emersi dalla perizia condotta dall’anatomopatologa

La professoressa Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa del Labanof di Milano chiamata dai giudici della Corte di Assise d’Appello di Roma a esprimersi sulla morte di Serena Mollicone, ha dichiarato nella sua perizia che Serena “poteva essere salvata“. Secondo quanto riportato da SkyTg24, Cristina Cattaneo ha dichiarato: “La morte di Serena non è stata immediata la sua agonia è durata da una a dieci ore e quindi poteva essere salvata”. Poi ha aggiunto che il cranio della giovane è “compatibile con il buco trovato nella porta della foresteria della caserma dei carabinieri di Arce: la testa ha impattato con l’arcata zigomatica”. Questo potrebbe fornire un nuovo impulso alla riapertura del caso e all’individuazione del responsabile della morte della giovane.

Serena Mollicone, una studentessa diciottenne di Arce, in provincia di Frosinone, scomparve il 1º giugno 2001. La ragazza era uscita di casa per andare a scuola, ma non fece mai ritorno. Le indagini iniziali si concentrarono sulla possibilità che Serena fosse stata vittima di un incidente stradale, ma le ricerche non portarono a nulla. Il corpo della ragazza fu ritrovato due giorni dopo, il 3 giugno, in località Fontecupa, nel territorio di Fontana Liri.

L’autopsia rivelò che Serena era stata uccisa con un colpo alla testa, probabilmente inferto con una spranga. La ragazza era stata poi legata e imbavagliata con del nastro adesivo. Le indagini portarono all’arresto di cinque persone: il maresciallo Franco Mottola, comandante della stazione dei carabinieri di Arce; sua moglie Anna Maria; il figlio Marco; il maresciallo Vincenzo Quatrale; e l’appuntato Francesco Suprano.

I cinque imputati furono accusati di omicidio volontario, occultamento di cadavere e favoreggiamento. Il processo di primo grado si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati. La sentenza fu duramente contestata dalla famiglia di Serena e dai suoi legali, che denunciarono l’esistenza di gravi depistaggi nelle indagini. Nel 2018, a seguito di nuove indagini, la Procura di Cassino dispose il rinvio a giudizio di Franco Mottola, Anna Maria Mottola, Marco Mottola e Vincenzo Quatrale. Francesco Suprano è stato invece prosciolto.

Il processo di secondo grado si è aperto a Roma il 26 ottobre 2023. La sentenza è attesa per la fine del 2023. Le indagini hanno portato alla luce una serie di elementi che fanno pensare che Serena sia stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce. Il nastro adesivo con cui era stata legata e imbavagliata è stato identificato come un nastro di tipo militare, utilizzato dai carabinieri. Inoltre, le indagini hanno rivelato che Serena aveva avuto un diverbio con Marco Mottola, figlio del comandante della stazione dei carabinieri.

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La famiglia di Serena e i suoi legali hanno sempre sostenuto che la ragazza sia stata uccisa perché aveva assistito a un atto di malversazione da parte di alcuni carabinieri. Il delitto di Serena Mollicone è un caso che ha suscitato grande clamore mediatico e ha sollevato il problema dei depistaggi nelle indagini di polizia. La sentenza del processo di secondo grado sarà determinante per stabilire la verità sulla morte di Serena e per dare giustizia alla sua famiglia.

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