Alessia Pifferi, nuovi dettagli: “spesi 536 euro per una limousine”

Alessia Pifferi

Alessia Pifferi, nuovi dettagli emergono dal processo. Il capo della squadra Mobile di Milano: “spesi 536 euro per una limousine”

Il capo della squadra Mobile di Milano, Marco Calì, nel corso del processo contro Alessia Pifferi, la donna che ha lasciato morire di stenti la figlia Diana per trascorrere una settimana di vacanza con il compagno, ha raccontato nuovi dettagli sulla condotta di vita della donna.

Secondo quanto emerso, Calì ha riferito che la Pifferi era solita lasciare la bimba sola per diversi giorni:  “Nelle settimane precedenti, aveva lasciato l’abitazione dal 2 al 4 luglio, dal 7 all’8 luglio e dall’8 all’11 luglio”, specificando che in “tutte queste situazioni era sempre senza la piccola Diana”.

Inoltre, dall’analisi delle chat, la donna riferiva ai familiari cose non vere: “Nelle chat con la madre dal 14 al 20 luglio faceva riferimento al fatto di essere con Diana e che stavano andando a trovare una persona che non stava bene”.

Il poliziotto – si legge su Tgcom24 – ha ha anche raccontato che dal mese di febbraio, Alessia Pifferi, aveva iniziato una serie di relazioni con uomini conosciuti online, «che venivano invitati a casa o ai quali venivano inviate anche le foto della piccola Diana. Il capo della Mobile si è, quindi, soffermato su una chat con un uomo dove “si parla di dormire nudi abbracciati nella stessa stanza della bambina”, l’uomo chiede di poter baciare la piccola e lei risponde: “Certo che lo puoi fare”».

Leggi anche: Interrogatorio di Matteo Di Pietro, ecco cosa ha riferito al Gip

Infine, il poliziotto ha riferito che la sera del 7 luglio del 2022, una settimana prima dell’abbandono di Diana, Alessia Pifferi “aveva noleggiato una limousine per un importo di 536 euro, a bordo della quale si è allontanata da via Parea a Milano”, per raggiungere il fidanzato a Leffe, in provincia di Bergamo.

In quella occasione, ha riferito Calì, la donna aveva detto a un’amica che si sarebbe tenuto il battesimo di sua figlia. Invece: “La mattina dopo, alle 8.30, Pifferi contatta un servizio taxi per tornare a Milano, dove rimane fino alle 18.10, poi riparte per andare di nuovo a Leffe. Alle 14 doveva esserci il battesimo della piccola presso una chiesa di Leffe, ma non c’è mai stato, perché il suo cellulare a quell’ora agganciava una cella a Milano. La festa, in realtà, non era rivolta alla bambina, ma era per una cena romantica con il compagno”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *