Quarta Repubblica, parla l’agente segreto Marco Mancini

Quarta repubblica (2)

Quarta Repubblica, l’intervista all’agente segreto Marco Mancini: le dichiarazioni dell’ospite di Nicola Porro

Sul mio incontro con Matteo Renzi all’autogrill mi domando perché l’accertamento sui possibili legami con i servizi segreti non è stato esteso anche al compagno della testimone che l’ha contattata telefonicamente poco prima della notte dell’autogrill. Io ho la certezza che questo accertamento per addivenire alla verità non è stato fatto. La prima persona a cui dovevano chiedere ero io che il 23 dicembre 2020 ero presente all’autogrill. Dovevano chiedere: ‘scusi Mancini lei ha tratto in inganno il senatore Renzi chiamandolo all’autogrill?’ No, sono stato convocato io e non conosco nessuna delle persone. Non mi è stata data la possibilità di fare questo. Al momento, dopo due anni e mezzo, ancora non hanno fatto questo accertamento». Queste le parole dell’ex agente segreto Marco Mancini ospite di Nicola Porro a “Quarta Repubblica” – ieri sera, lunedì 20 novembre, in prima serata su Retequattro in merito all’incontro avvenuto nel 2020 con Matteo Renzi. «Cito il marito o compagno perché ha telefonato pochi minuti prima alla signora, alla professoressa, quella signora di Viterbo e sono stati al telefono» prosegue Mancini riguardo al video del suo incontro con Renzi. «Io ho visto, i miei legali hanno visto i tabulati delle telefonate e hanno sollecitato sia il mio legale sia il legale del presidente Renzi di fare questo tipo di accertamento. Ovvero di chiedere personalmente a tutti gli appartenenti, al 23 dicembre 2020, se conoscono anche occasionalmente il nome e il cognome della signora, il nome e il cognome del compagno».

LEGGI ANCHE: Letizia Petris, la sua ex pubblica le foto degli schiaffi ricevuti

Questi alcuni passaggi dell’intervista:

Sulle tante anomalie di questo caso dice: «Se una persona dice ‘Io lavoro per i servizi segreti’ viceversa non è vero e questa persona ad esempio viene arrestata, l’autorità giudiziaria chiede ‘ma è vero questa persona lavorava per i servizi segreti?’. E allora tutti quanti devono rispondere con un procedimento abbastanza semplice ma molto riservato, anzi segreto, se qualcuno conosce questa persona. Questo accertamento, ad oggi, non è stato fatto e la prova sono io perché a me nessuno me l’ha chiesto. Dopo due anni e mezzo nessuno mi ha chiesto questo. Non sembra strano?».

Sulla richiesta di un accertamento afferma: «Per arrivare alla verità bisogna fare quell’accertamento. Vedere se il compagno e lei erano conosciuti dagli appartenenti ai servizi segreti. Accertamento che non è stato fatto. Io sono la prova che non è stato fatto».

 

Per quanto riguarda le immagini giunte al programma Report, Marco Mancini dichiara: «Risulta che questa persona, ex dirigente dei servizi segreti del Sismi e dell’Aise, ex dirigente di polizia, abbia telefonato ai giornalisti di Report una settimana prima che andasse in onda la trasmissione. Ci sono dieci telefonate di questa persona. È lui che ha chiamato i giornalisti di Report. Ci sono i tabulati avuti dai miei avvocati, me lo hanno detto. Emerge che è questa persona, il testimone che mi riconosce, un ex appartenente ai servizi, che chiama i giornalisti di Report. È agli atti. Penso che se si fa questo accertamento verrà fuori la verità. Se facciamo l’accertamento mi invita e poi glielo dico. Nel libro non c’è ma lo pensano i lettori, come lo pensa lei. Riguarda la mancanza di un accertamento essenziale che è incomprensibile ed è incomprensibile che, ad oggi, non sia stato ancora fatto».

Sulle parole dell’allora premier Giuseppe Conte in merito a questo caso: «Se pensavo che la mia carriera finisse così? Assolutamente no. Il presidente Conte mi aveva convocato quattro volte a Palazzo Chigi. L’ultima volta era il 29 luglio per dirmi di stare tranquillo e sereno perché lui stava lavorando per me. Esce il video, io leggo da un’intervista di un quotidiano che fa il presidente Conte dicendo che lui stava andando via, non si ricorda bene. Lui non stava andando via, era già andato via, perché il video esce due mesi dopo che il presidente Conte era andato via. Ha avuto un lapsus, l’ha detto lui, non l’ho detto io. Ha detto che non si ricorda, ma stava andando via. Non è vero in quanto il video è uscito a maggio. L’ha detto Conte!».

Alla domanda se fosse sicuro di questa cosa definita un “mistero” risponde: «No, di misteri non ce n’è neanche uno. Basta fare un accertamento».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *