Ilaria Salis racconta le condizioni di vita in carcere: “cimici, scarafaggi, topi”

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Ilaria Salis racconta le condizioni di vita in carcere in una lunga lettera. Tra le varie cose: “cimici, scarafaggi, topi”

Ilaria Salis ha raccontato in una lunga lettera, pubblicata dal Corriere della Sera, le difficili condizioni di vita all’interno del carcere ungherese. La prima cosa che emerge sono le cattive condizioni igieniche e di nutrizione: «tormentata dalle punture delle cimici da letto», nei corridoi corrono «scarafaggi e topi». «Per 5 settimane senza cambiare le lenzuola» né i vestiti, per cui è stata tormentata dalle cimici.

Poi continua: «C’è un problema di malnutrizione, a colazione una fetta di salume, che spesso è in cattivo stato. A pranzo danno due pasti cucinati, che di solito sono brodi o zuppe acquose con pochissimo cibo solido, ma dove in compenso spesso si trovano pezzi di carta, plastica, capelli o peli». «Se si è fortunati si ricevono una o due mele alla settimana». Niente frutta, verdura e cena, perché a pranzo viene consegnata una scatoletta di carne o pesce.

Al momento dell’arresto ha raccontato Salis che è stata fatta spogliare e lasciata in «mutande, reggiseno e calzini», perché i suoi indumenti sono stati sequestrati. Nessun pacco di prodotti igienici (sapone, carta igienica o assorbenti) le è stato consegnato. Poi costretta a rivestirsi «con abiti malconci e puzzolenti che mi ha fornito la Questura e stivali con tacchi a spillo non della mia taglia». Le giornate trascorrono in cella «23 ore su 24 chiusa in una cella minuscola e senza ricambio d’aria», se non quella «che entra dallo spioncino». C’è «una sola ora d’aria al giorno e la socialità non esiste».

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Salis racconta anche delle catene utilizzate alle udienze: «Oltre alle manette, ti mettono un cinturone di cuoio con una fibbia a cui legano le manette. Anche i piedi sono legati tra loro: intorno alle caviglie mettono due cavigliere di cuoio chiuse con due lucchetti e unite tra loro da una catena lunga circa 25 centimetri. Poi mettono un’ulteriore manetta a un solo polso, a cui è fissato un guinzaglio di cuoio che all’altra estremità è tenuto in mano dall’agente della scorta. Tutto questo materiale pesa qualche chilo e la legatura ai piedi permette di fare passi molto corti».

«A settembre ho provato a iscrivermi alla scuola elementare per imparare un po’ meglio l’ungherese, ma la mia richiesta è stata rigettata “perché non parlo ungherese”», aggiunge Ilaria Salis.

In generale sulle sue condizioni di detenuta «I legali ungheresi dicono che non si può far niente perché per loro tutto questo è normale, ma so che in Italia non è assolutamente normale».

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