Emanuela Orlandi, la dura replica di Pietro e Natalina: “una carognata”

Emanuela Orlandi, la dura replica di Pietro e Natalina una carognata

Emanuela Orlandi, la dura replica di Pietro e Natalina sulle ultime indiscrezioni: “una carognata per spostare l’attenzione fuori dal Vaticano”

Si è appena conclusa la conferenza stampa sulle ultime novità sul caso di Emanuela Orlandi. Presenti presso la sede dell’Associazione della Stampa Estera Pietro e Natalina Orlandi, che è stata tirata in ballo dalle presunte rivelazioni, e l’avvocato della famiglia Laura Sgrò.

La famiglia Orlandi ha chiarito i contorni di quest’ultima rivelazione, attraverso le parole della stessa Natalina e di Pietro. Su Natalina si era detto che aveva subito abusi sessuali da uno zio acquisito, Mario Meneguzzi, marito della sorella di Ercole Orlandi (padre di Emanuela). In conferenza stampa Natalina ha spiegato che si è trattato solo di avances verbali, che sono durate poco e che non hanno avuto alcun seguito e che non hanno inficiato negativamente nei rapporti con lo zio e la sua famiglia. Inoltre, si fa riferimento ad un episodio avvenuto cinque anni prima della scomparsa di Emanuela e che al tempo fu esclusa come pista da seguire. Inoltre, è stata anche smentita la possibilità che l’uomo dell’identikit fosse lo zio. I familiari hanno confermato che il giorno della scomparsa era lontano da Roma.

Sulle avances subite dallo zio Mario Meneguzzi, Natalina Orlando chiarisce: «Non vi fu nessuno stupro, è un episodio che risale al 1978, lavoravamo assieme. Fece avances verbali, piccoli regali ma quando capì che non avrebbe ottenuto niente lasciò subito perdere. Ne parlai con il mio fidanzato e non con mio padre. Tutto si risolse lì. Della mia vita messa in piazza non interessa nulla, ma la moglie novantenne di mio zio e i suoi figli non ne sapevano niente. Ne avevo parlato solo al confessore. Nel 1983 fui portata dal pm Sica per interrogatorio come se fossi una colpevole reticente. Mi fece ascoltare un’orribile cassetta con la voce Emanuela, dissi che non era la sua. Il pm Sica lo sapeva, il nostro avvocato lo sapeva ma non dicemmo nulla a mio padre per un episodio di cinque anni prima che gli avrebbe solo dato dolore».

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Poi aggiunge: «Immagino che abbiano indagato, senza trovare niente. Siamo persone limpide, all’epoca si trattò di uno scivolone di un uomo 50enne e io all’epoca di anni ne avevo 21. Non c’è nessuna rivelazione, il Vaticano sapeva di questa cosa da sempre. E già nel 2017 vengo contattata dal sostituto della segreteria di Stato Becciu che mi volle ricevere senza mio marito. Dopo un giro di parole per esprimere vicinanza disse che mio fratello insisteva per avere la documentazione su Londra ma che allora avrebbe dovuto tirare fuori anche la parte che mi riguardava. Ma se gliela diamo dovremo divulgarla. Mi sembrò un ricatto. Io dissi che non avevo problemi perché non avevo niente da nascondere. Quei documenti non sono mai stati tirati fuori e chissà cos’altro c’è in quella cassaforte».

L’intervento di Pietro Orlandi è stato particolarmente duro, definendo l’uscita di questo presunto scoop come una “carognata”. Ha detto Pietro Orlandi: «È un tentativo di scaricare ogni responsabilità sulla famiglia, mi chiedo quale sia la novità rispetto ad allora. Né il Vaticano né la procura ci hanno mai convocati. Il segreto doveva restare nel confessionale e invece è stato dato alla Segreteria di Stato e dalla Santa Sede poi alla procura. Ma era tutto noto. E mio zio quel giorno era in vacanza con la famiglia fuori Roma, come già accertato. È giusto che tutto sia indagato ma come lavora la procura? Chi e perché ha tirato fuori questa cosa? Perché Diddi e Lo Voi non parlano per dire qualcosa su questo fatto? Il Vaticano vuole scaricare la responsabilità sulla famiglia. L’avvocato ci fu portato non da mio zio ma dai servizi segreti. È tutto una carognata».

Dunque, per Pietro, il Vaticano vuole allontanare l’attenzione da sè e scaricare esternamente ogni responsabilità. L’avvocato Laura Sgrò ha detto: «Ieri si è fatta macelleria della vita delle persone. È morto Meneguzzi, che non si può difendere, è morto il pm Sica, che non si può difendere, è stata messa in piazza la vita di Natalina Orlandi senza prima interpellarla. Le presunte rivelazioni riguardano carte già note e già in nostro possesso, quindi è legittimo chiedersi perché sono state date ora in pasto ai media. Altre sono le carte che andrebbero tirate fuori dal Vaticano».

Infine, Pietro Orlandi ha auspicato la nascita della commissione di inchiesta parlamentare: «Quando ho incontrato Diddi ero felice perché finalmente sembrava esserci la volontà per chiarire, ma quando si parlò di Gangi dei servizi segreti capii che già lo avevano sentito: ma è morto ad ottobre e l’indagine è stata aperta ufficialmente a gennaio. Diddi sta lavorando per una verità di comodo. Faccio appello perché la commissione parlamentare vada avanti, perché il Vaticano non la vuole? Perché non può controllarla a differenza di quanto fatto con la procura di Roma».

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