
Si parla di Parolin, Pizzaballa e Filoni
È iniziato ieri il Conclave che andrà ad eleggere il nuovo Pontefice. I vaticanisti della varie testate hanno provato a fare il punto della situazione dopo la prima fumata.
«Io tifo per Pizzaballa, anche se credo che abbia poche possibilità- dice Caterina Maniaci di Libero – Lui è una persona colta, ma anche pastorale, vive in una città difficile, a contatto con la gente. Sarebbe un bel segnale verso la questione complicatissima del Medio Oriente, poi parla fluentemente l’ebraico, ed è uno che ha cercato sempre di non sbilanciarsi né da una parte né dall’altra.
Ma ha un handicap: è giovane, e la tendenza è quella di non avere un Papa che possa rimanere per tanti anni. L’altro che mi piace molto è il cardinale del Congo, Fridolin Ambongo Besungu, che spariglierebbe completamente le carte:conservatore sì, ma con molte virgolette, perché è contrario alla contraccezione, all’apertura ai gay, ma è molto forte, carismatico, e rappresenta quell’Africa che è il nuovo serbatoio di fedeli.
Anche se – ammette concludendo la vaticantista di Libero – non so se è il tempo per un Papa africano».
Il vaticanista del Tempo, Franco Capozza afferma: «nella situazione attuale, Parolin è il male minore: io credo che sia fortissimo, ma credo anche che se non eletto entro domani verrà bruciato. Come ho scritto, la sua elezione è una via molto stretta ma molto angusta. Se fosse un Conclave lungo e tormentato, invece, potrebbe essere eletto Filoni, che sarebbe un Papa di transizione: un profilo diplomatico elevatissimo, anche superiore a quello di Parolin.
Quando si è parlato di continuità tra i tre pontificati, ci sono pochi profili che possono aderire, e Filoni è l’unico che ha un curriculum, perché diplomatico sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma anche molto stimato da Bergoglio. Non fa parte della vecchia guardia che Bergoglio ha ostracizzato, anzi. Lui sarebbe l’opzione sullo sfondo nell’ipotesi di un conclave conflittuale tra cordate diverse».
Eliana Ruggiero, dell’Agi, spiega «Mi piace molto Lopez Romero, lo spagnolo di Rabat, e Pablo Virgilio Siongco David, che è stato sotto il regime di Duterte, abbastanza coraggioso e più incisivo di Tagle.
Sono missionari, hanno diverse modalità di comunicare, anche coi giovani, sono più incisivi.
Questo conclave però è particolare, tanti cardinali non si conoscevano rispetto a quando è stato eletto Bergoglio, si sono conosciuti in queste congregazioni. Tra gli outsider c’è anche Prevost, il meno americano tra gli americani, ma non so se ce la può fare per via delle voi sugli scandali».
Pure Giulio Ucciero, dell’Huffington Post, punta su Parolin: «Ma se dovesse essere un conclave lungo, probabilmente si andrà sulle secondo linee, o su nomi di compromesso».
Enzo Romeo, del Tg2 dice:
«Il dramma di Gaza potrebbe convincere qualcuno a dare il pontificato al patriarca di Gerusalemme. Anche Tagle può avere delle chance, ma si è indebolito rispetto agli inizi, il tagle romano non è quello di Manila, lui nella sua terra era molto frizzante, capace di incontrare la gente, qui ha avuto ruoli diversi: prima è stato nominato prefetto della evangelizzazione dei popoli, ruolo che poi Bergoglio ha abolito e ha fatto inserire in un nuovo dicastero, ma di cui è diventato pro prefetto; poi è stato direttore della caritas internazionale, e poi cacciato: ha avuto insomma un po’ di peripezie.
Prevost? Credo meno, per la sua provenienza americana sebbene temperata dall’incarico in Perù: negli Stati Uniti c’è già un presidente che si veste da Papa, non penso che possano aversene due».
Per Elena Davolio, AdnKronos, Parolin può garantire l’unità della Chiesa: «È un uomo che conosce la macchina, ha grande esperienza da diplomatico. Serve soprattutto uno con capacità di governo. Potrebbe garantire una continuità con il pontificato di Bergoglio».