Concita De Gregorio nella bufera. Arriva il provvedimento dell’Ordine dei Giornalisti

Concita De Gregorio

Da giorni è nell’occhio del ciclone

Da giorni Concita De Gregorio è nell’occhio del ciclone. Il motivo? La giornalista, parlando, su Repubblica, di alcuni influencer che avevano distrutto una statua, ha utilizzato un linguaggio poco idoneo.

Concita De Gregorio scriveva: “cretini integrali, decerebrati assoluti che in un tempo non così remoto sarebbero stati alle differenziali, seguiti da un insegnante di sostegno che diceva loro, ‘vieni tesoro, sillabiamo insieme pulisciti però prima la bocca”.

Un linguaggio non consono e offensivo nei confronti di chi ha parenti o vive con persone che hanno disabilità.

La De Gregorio si era poi dovuta scusare: “Hanno ragione, cerebrolesi non è un insulto ma una condizione, mi hanno scritto. Completamente d’accordo. Chiedo sommessamente scusa”.

Delle scuse a metà visto che poi ha aggiunto: “A margine penso che sia comunque la morte del contesto. Autorevolissimi pensatori e filosofi, financo semplici scrittori lo hanno spiegato prima e meglio di me. Mi limito a confermare. Il linguaggio politicamente corretto e il comportamento che ne consegue stanno paralizzando il pensiero e l’azione. Specie a sinistra”.

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Oggi è arrivata la notizia di un provvedimento da parte del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Regione Lazio (dove è iscritta).

L’esecutivo del CNOG ha deciso all’unanimità di segnalare al consiglio di disciplina dell’Ordine del Lazio, la giornalista Concita De Gregorio per gli articoli contenenti termini offensivi e discriminatori nei confronti delle persone disabili

Già nei giorni scorsi c’era stato un primo intervento dall’Ordine.

«La disabilità utilizzata come insulto, per commentare un episodio di cronaca che nulla a che vedere con la disabilità stessa. Le polemiche scatenate dal commento di Concita De Gregorio (“Il valore di un selfie”, La Repubblica del 4 agosto 2023) confermano quanto l’abilismo sia ancora profondamente radicato nella nostra cultura, nonostante la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, sottoscritta dall’Italia nel 2007, abbia da tempo spostato il focus dall’ambito clinico-patologico a quello dei diritti umani, tracciando un percorso virtuoso di pari opportunità e dignità.

Il contesto e l’abuso del politicamente corretto, a cui fa riferimento De Gregorio all’indomani della sua infelice uscita, nella nota con cui chiede “sommessamente scusa”, non hanno nulla a che vedere con la vicenda, ma appaiono ancora una volta fuorvianti e strumentali. Fra l’altro la collega fa ricorso a termini come “normodotati” ed “handicap” che da molto tempo non appartengono al linguaggio giuridico e internazionale.
Non si tratta di sfumature semantiche, ma del minimo che un giornalista informato dovrebbe sapere, perché sono lo specchio di una cultura discriminatoria e anti-inclusivaLe parole sono contenitori, ricordava nel 2014 il compianto Franco Bomprezzi, nella sua vita spesa contro i pregiudizi. Dentro c’è la vita, ci sono le persone, con la loro dignità».

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