Bufera sull’agenzia milanese “We Are Social”: svelati messaggi sessisti

We Are Social

La nota dell’agenzia smentisce l’accaduto

È nella bufera l’agenzia di comunicazione di Milano, We Are Social per una serie di chat e di classifiche spessite emerse sui social in questi giorni.

Le conversazioni risalgono a sei anni fa ma stanno destando scalpore, tra commenti sui fisici delle colleghe e voti a lati b e perversioni erotiche.

Come spiega Mario, ex dipendente We Are Social, a Corriere Della Sera, della Chat di Skype facevano parte «tutti i dipendenti maschi, a eccezione dei tre capi» .

Ne facevano parte «Direi tutti i maschi etero di We Are Social. Un’ottantina di contatti, su Skype. Esisteva anche una chat di sole donne e una per la comunità arcobaleno, ma i contenuti e i toni erano diversi: in quelle si parlava di tinte, si scambiavano consigli sui ristoranti. Una chat come tante altre. Quella maschile andava oltre».

E sugli argomenti:  «Sostanzialmente si commentavano le ragazze. Ancor prima che una nuova collega arrivasse, giravano i suoi contatti social, le foto in bikini, i nomi degli eventuali fidanzati. E poi commenti al fisico, classifiche. Cose che preferirei non ripetere. Anche io sono stato autore di alcuni messaggi».

E poi l’ex dipendente di We Are Social: «Mi sono accorto a posteriori dell’inopportunità di quella chat. Non lo dico per giustificarmi, ma fin da ragazzino sono stato bullizzato per via delle mie condizioni di salute. In We Are Social ho rivissuto lo stesso clima del liceo, volevo essere accettato e sentirmi integrato. Era un ambiente tossico per me, che ha fatto male anche alle mie relazioni personali».

E poi quando si è saputo della chat: «Poi la chat è stata cancellata. Dopo, se ne parlava quasi in modo carbonaro. A quel punto ho iniziato a riflettere. La faccenda poi è emersa varie volte dal 2017 a oggi, ma solo ora è stato fatto chiaramente il nome dell’agenzia coinvolta».

E su com avrebbero gestito il tutto: «Secondo me hanno gestito la questione in ritardo e male. Solo a partire dal 2020 sono state fatte alcune azioni di sostegno e sensibilizzazione è stata pubblicata una carta etica».

In una nota, l’agenzia replica così alle accuse: «In relazione alle notizie apparse a mezzo stampa – relative a fatti risalenti al periodo compreso tra il 2016-2017 – We Are Social condanna, da sempre, qualsiasi forma di discriminazione e atteggiamenti inappropriati. We Are Social è da sempre impegnata nel creare un ambiente di lavoro sano e inclusivo. La società, nel corso degli anni, ha messo in atto numerose iniziative  con partner qualificati affinché il benessere e la tutela delle persone siano al primo posto».

Leggi anche: Maturità 2023: le tracce della seconda prova

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *