
Nel 2014 l’operazione
Vittoria Schisano, attrice, 47 anni, oggi vive a Lecce con il compagno Donato Scardi. Ma ha dovuto combattere molte battaglie – con la società, con la famiglia, con se stessa come racconta oggi a Corriere della Sera.
Nel 2014 ha affrontato l’operazione di riassegnazione del sesso a Barcellona. Una scelta, racconta, fatta con «ingenuità e incoscienza», nella speranza che potesse portare equilibrio. “Mi faceva schifo il pene, non volevo guardarmi allo specchio, era la mia grande bugia”, ricorda. Sul set del film Canepazzo, la rottura definitiva: «Ho detto basta, non sono quella roba lì. È come uno tsunami: o affoghi oppure nuoti con tutte le forze».
Prima della transizione, aveva studiato recitazione a Roma e lavorato nei ruoli maschili con il nome di Giuseppe. Per mantenersi, faceva mille mestieri: «Gelataia, cameriera, commessa… mi piaceva vendere, ero brava a fare le vetrine». Ma oggi rivendica il suo posto come attrice a tutto tondo. Non vuole ruoli stereotipati. «Giovanni Veronesi mi ha detto che sono sottovalutata e dovrei competere con le colleghe. Spero che il suo augurio si realizzi. Non abbiamo bisogno di ruoli macchiettistici, basta e avanza il circo in tv».
Nel 2024 è arrivata la consacrazione con La vita che volevi, su Netflix, vincitore del Nastro d’Argento. Ma è nel privato che Vittoria ha affrontato le sfide più dure. La madre inizialmente non la comprese: «Mi fece una guerra enorme. Non volli ascoltarla né vederla, per un anno sparii da casa». Poi arrivò il perdono. Col padre, invece, ci fu un momento di profonda tenerezza dopo la transizione: «Pensava fossi mia sorella: “Rosaria!”, esclamò. Io risposi: “No papà, sono Vittoria”. E lui disse: “Quanto sei bella”. È stato il regalo più emozionante: sentirmi amata da mio padre».
Ha un compagno, e un rapporto complicato con il figlio di lui: «Non andiamo d’accordo. Non gli hanno spiegato che se i genitori non vanno d’accordo si lasciano, e si innamorano di altre persone».
La sua sessualità è oggi fonte di serenità: «Essere vergini a 30 anni è diverso che a 15, è una roba molto importante. La medicina ti consente una sessualità appagante. La sessualità di una donna è meno potente nell’impatto, ma più potente nel tempo».
Ma Schisano non accetta compromessi sul suo essere donna. «Mi sento più uomo di tanti ometti. Sono una donna con gli attributi, molti di più di quando ero Giuseppe. Ma rivendico il mio essere femmina. La parità non va confusa con l’uguaglianza. Io adoro cucinare ma non mi sento obbligata a farlo. All’anagrafe sono Vittoria, l’unico documento che non può essere modificato è il battesimo».
Il suo sogno? Salire sul palco di Sanremo. «Se hanno fatto scendere le scale a Malgioglio, con tutto il rispetto, non vedo perché non dovrei farlo io». E precisa: «Drusilla non è una donna transgender. Finito il numero si toglie la parrucca, va al supermercato e torna a essere Gianluca. La mia presenza avrebbe un significato diverso, sarebbe educativa rispetto alla tolleranza».