Ritrovato audio inedito di Falcone, una lezione sulla riforma del codice di procedura penale

Giovanni Falcone

Ritrovato audio inedito del giudice Giovanni Falcone, una lezione sulla riforma del codice di procedura penale

È stato ritrovato in uno scatolone in una casa di campagna un audio inedito del giudice Giovanni Falcone, in cui si sente il magistrato tenere una lezione sulla riforma del nuovo codice di procedura penale. Era il 22 settembre 1988 e nella conferenza, i cui passaggi sono riportati da Il Giornale.it, si sentono chiare le parole di Falcone:

«Siamo di fronte a una svolta storica e alcuni direbbero a un salto nel buio. Io direi meglio ad una scommessa molto impegnativa. Il codice è molto coerente e molto ben scritto, il problema sarà se noi saremo in grado di farlo funzionare». Continua il giudice: «È un codice che funzionerà se saremo tutti quanti animati da un fortissimo impegno professionale, ma soprattutto se sapremo dotarci di quel salto di qualità senza il quale è impensabile che si possano ottenere risultati positivi».

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Con la nuova riforma, dice Falcone: «Avremo un pm molto più agile, molto più dinamico, molto più parte, molto più poliziotto di quello che è quello attuale. Quindi un pm che si dovrà creare il suo diverso – totalmente diverso – ambito mentale rispetto a quello di adesso. Avremo di fronte anche una polizia giudiziaria che da un lato sarà svincolata anch’essa da vecchi preconcetti e dall’altro sarà posta a fianco del pm».

Qualcuno nella platea degli ascoltatori chiede: “E se è un brocco?”. Falcone risponde: «Se è un brocco sono guai, se è un brocco sono guai. Per questo dico che dovrà cambiare la mentalità e dovrà cambiare per voi come per noi. Altrimenti saranno guai».

L’audio di Falcone approfondisce molti altri aspetti, come il fenomeno mafioso, ma un passaggio è molto interessante e sembra essere calzante con uno dei quesiti referendari del prossimo 12 giugno. Dice Falcone: «Ogni volta che vado all’estero e cerco di spiegare ai miei colleghi stranieri che il pm è un magistrato ma non è un giudice alla fine mi dicono che hanno capito ma non hanno mai capito nulla. Perché in effetti è incompatibile l’azione con la giurisdizione: o chiedi oppure giudichi». Questo passaggio sembra manifestare la convinzione del giudice di tenere separate le carriere: o sei giudice o sei magistrato.

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