Operaia morta a Modena, le parole della mamma di Luana D’Orazio

Operaia morta a Modena, le parole della mamma di Luana D'Orazio

Operaia morta a Modena, le parole della mamma di Luana D’Orazio: “Vedo che la morte di mia figlia non ha insegnato niente a nessuno”

L’Italia fu sconvolta dalla morte della giovane Luana D’Orazio schiacciata da un macchinario nell’azienda in cui lavorava in provincia di Prato e solo dopo pochi mesi, quella tragedia si è rinnovata a Modena con la morte di un’altra donna, Laila El Harim. Intervistata dal Corriere della Sera, la mamma di Luana D’Orazio ha detto: “Vedo che la morte di mia figlia non ha insegnato niente a nessuno”.

La morte di Laila ha rinnovato nella mamma di Luana il dolore provato per la perdita della figlia. Dice la donna: “Sono rimasta malissimo perché si rinnova il mio dolore e penso a chi resta. Da tre mesi a questa parte non è cambiato proprio niente: non è possibile, questo è troppo. Così si distruggono le famiglie, sono ingiustizie che non devono succedere. Un controllo ai macchinari di queste fabbriche cosa costa ai datori di lavoro? Una vita umana non ne vale la pena? Se fosse successo ai loro figli, cosa avrebbero fatto al posto nostro?

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Poi arriva l’appello a farsi coraggio e le parole di vicinanza al compagno di Laila: “Gli mando un abbraccio forte forte. Deve farsi forza e lottare con le unghie e con i denti. So quello che stanno passando lui e la sua bimba: è davvero atroce. Solo chi l’ha vissuto capisce realmente cosa si prova e cosa si dovrà affrontare giorno dopo giorno: è uno strazio”,

E ha aggiunto: “Io so che mia figlia non tornerà più, però pretendo la verità. Non si può morire sul lavoro. Le autorità devono occuparsi di queste morti ingiuste e non del green pass“.

L’intervista si conclude con la convinzione da parte della donna della necessità di maggiori controlli in materia di sicurezza sul posto di lavoro: “Controlli a tappeto senza preavviso. Chi lavora da tanti anni in una fabbrica, sa se c’è qualcosa che non va: deve trovare il coraggio di andare all’ispettorato del lavoro e denunciare. Poi non si dovrebbe lavorare a un macchinario da soli, ma essere sempre in due. Non si può giocare con le vite umane in nome del dio denaro: siamo persone e non macchine“.

Fonte immagine: Corriere.it

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