Morte Michele Merlo, un medico è indagato per omicidio colposo. Gli inquirenti indagano sulle responsabilità mediche precedenti
C’è un medico indagato per la morte di Michele Merlo, il giovane cantautore deceduto per una emorragia celebrale scaturita da una leucemia fulminante. Il reato che è stato contestato al sanitario è quello di “omicidio colposo in merito a condotte mediche”. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, non vi sono responsabilità imputabili ai medici in riferimento al ricovero ospedaliero, ma “per gli inquirenti le eventuali responsabilità sono da ricercare nelle fasi antecedenti, sulle condotte del suo medico di famiglia di Rosà (Comune dove abitava il cantante) e del Pronto soccorso di Cittadella, Padova, (strutture, queste, dove sono stati già inviati gli ispettori della Regione Veneto)“.
Secondo i periti che hanno effettuato l’autopsia, le condizioni di Merlo erano già critiche quando fu dimesso dall’ospedale per una faringite. «Qualora la terapia fosse stata somministrata – si legge sul Corriere – a partire dal 27-28 maggio (…) avrebbe avuto una probabilità di sopravvivenza compresa tra il 79 e l’87 per cento». Su questa base è stata depositata l’accusa presso la procura di Vicenza.
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«Il 26 maggio Michele — ricorda il padre Domenico al Corriere — si presentò al Pronto soccorso di Cittadella con dolori e uno strano ematoma alla gamba. Ma tre ore dopo il triage (gli era stato assegnato un codice bianco ndr), era ancora in attesa. Così, scocciato, andò via».
Gli inquirenti indagano anche sullo scambio di mail intercorso tra Merlo e lo studio medico di Rosà. «L’utilizzo della mail è unicamente per la richiesta di terapia cronica. Per qualsiasi altro motivo, chiamare in segreteria. Inoltre chiediamo di non inviare foto», questa la risposta che Merlo aveva ricevuto. Dopo aver lasciato il Pronto soccorso, Merlo si è recato dal suo medico, che, come riporta sempre il Corriere, ha dichiarato: «Mi sono fidato delle sue parole (raccontò di aver preso alcune botte facendo un trasloco, ndr) – ha spiegato Vitaliano Pantaleo che aveva chiesto al 28enne che già assumeva antinfiammatori di tornare nei giorni successivi – credo di aver fatto bene il mio lavoro ma non passa giorno che non pensi a lui…».
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