Messina Denaro, il punto della situazione: il terzo covo e l’agenda ritrovata

Matteo Messina Denaro, gli omicidi e le stragi di cui è ritenuto responsabile

Messina Denaro, il punto della situazione: il terzo covo, l’agenda ritrovata, la massoneria e la contabilità

Sono in corso, questa mattina 20 gennaio, nuove perquisizioni su quelli che sono considerati i covi utilizzati da Matteo Messina Denaro negli ultimi tempi. L’attenzione degli inquirenti ora si è soffermata su un terzo covo, definito “freddo”, ovvero abbandonato da tempo.

Si tratta di un appartamento al primo piano di una palazzina, con annesso garage, preso in affitto da un signore originario di Campobello che però vive in Svizzera da quarant’anni, e da allora risulterebbe disabitato, così come confermato dagli abitanti della zona.

La polizia sarebbe giuta al terzo covo graze alla testimonianza – scrive il Corriere della Sera – “di chi ha organizzato il trasloco da un appartamento all’altro e nei giorni scorsi, vedendolo in tv, ha riconosciuto il volto di Messina Denaro in colui che gli aveva chiesto il lavoro, a giugno dello scorso anno”.

Alla presenza del procuratore aggiunto Paolo Guido, gli agenti del Servizio centrale operativo e della Polizia scientifica hanno iniziato la perquisizione dell’appartamento, ma lo hanno trovato vuoto. La palazzina risulta anche in vendita.

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In uno dei covi sono stati rinvenuti appunti e un’agenda con note risalenti al 2016 e servirà la perizie calligrafica per accertarne la paternità a Messina Denaro o ad altri complici. Non solo l’agenda, ma anche fogli sparsi con numeri di telefono, cifre che rimandano ad un’attenta contabilità. Inoltre, al prestanome di Messina Denaro, ovvero Andrea Bonafede, risulta intesto un conto Banco Posta, in cui ci sarebbero diversi movimenti bancari.

Nel portafoglio dell’autista, Giuseppe Luppino, sarebbe stato rinvenuto anche il numero dell’ex maestro venerabile della loggia Ferrer di Castelvetrano, un urologo molto noto a Castelvetrano, che però ha dichiarato a Il Fatto Quotidiano che «se c’era, era per motivi urologici. Perché io lavoro da 42 anni. Il mio numero, tra l’altro, è su Internet per pubblicità». L’ex pm Teresa Principato ha detto che la latitanza di Messina Denaro è stata protetta dai massoni. Quindi saranno ulteriori indagini a valutare possibili legami.

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