Mafalda De Simone, una delle influencer più seguite sui social, chiede la nascita di un sindacato, sul modello inglese e americano, che tuteli la categoria
Sappiamo molto bene quanto il settore delle influencer sia diventato fondamentale per i brand, ma non si tratta di semplici sponsorizzazioni, poiché alle spalle c’è un vero e proprio lavoro, che in molti casi richiede progettazione, capacità comunicative e un notevole impiego di tempo e risorse. Infatti, non tutti riescono a raggiungere determinati livelli sia in termini di visibilità e successo, che di efficacia.
Tuttavia, ci sono molte persone, sia donne che uomini, le quali hanno raggiunto importanti traguardi, divenendo dei veri e propri punti di riferimento, in grado di orientare i gusti degli utenti. L’esempio più clamoroso sicuramente è rappresentato da Chiara Ferragni, ma su Instagram e altri social, vi sono tantissimi influencer, in tutti i settori, che sono ormai tanto celebri quanto richiesti.
Quello dell’influencer è, oramai, un vero e proprio lavoro. Si stipulano contratti di collaborazioni pubblicitarie o addirittura si arriva ad aprire brand personali e start up. In Italia, però, la categoria lavorativa degli influencer non esiste, quindi non esistono nemmeno delle specifiche tutele. Per questo motivo, le influencer italiane chiedono da tempo la nascita di un sindacato che le tuteli. La proposta non è nuova, ma da pochi giorni a riportarla in auge è stata Mafalda De Simone, che su Instagram ha chiesto a gran voce la necessità di dar vita ad un sindacato che tuteli la categoria.
L’indotto che è nato grazie ai social come Instagram e TikTok rappresenta un impulso importante per i brand, ma non garantisce delle sicurezze a lungo termine per le persone fisiche. Pertanto, Mafalda De Simone chiede la possibilità di adottare i modelli americani e inglesi, dove già da tempo sono nate delle sigle che regolano gli aspetti economici del mestiere, supervisionando i contratti e garantendo un trattamento paritario alle star del web.
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