Ilaria Salis in carcere in Ungheria, rischia la condanna a 11 anni

Ilaria Salis

Ilaria Salis in carcere in Ungheria, rischia la condanna a 11 anni. L’appello del padre all’Italia perché si faccia qualcosa

Prenderà il via oggi, 29 gennaio, il processo in Ungheria contro Ilaria Salis, l’insegnante di 39 anni che da 11 mesi si trova in carcere per aver partecipato ad una manifestazione contro un raduno europeo di neonazisti tenutosi a febbraio scorso a Budapest.

Il padre di Ilaria, Roberto Salis, sta tentando di tutto per cercare di riportare la figlia in Italia e per strapparla alle attuali condizioni. L’uomo, infatti, ha fatto sapere che la figlia si trova «in condizioni degradanti». L’uomo aveva fatto appello anche al ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, affinché affrontasse la questione con il corrispettivo ungherese, il ministro Péter Szijjártó.

Tajani ha fatto sapere: «Ho chiesto un impegno attento, da parte ungherese, sulla situazione della nostra connazionale per garantire tutti i diritti che hanno i nostri detenuti», ovvero un «trattamento rispettoso delle regole e della dignità della persona, ed eventuali soluzioni alternative alla detenzione».

Parole che riaccendono l’ottimismo nel padre della donna: «Aspettiamo di vedere un piano operativo su come questa attività sarà svolta», ha replicato Roberto Salis. L’udienza di oggi sarà interlocutoria, ma Ilaria rischia una condanna fino a 11 anni di carcere. Il padre della donna, inoltre, denuncia le difficili condizioni della detenzione.

«Le comunicazioni che facciamo sono operative. È un momento in cui parliamo delle cose che servono per farla uscire», ha spiegato aggiungendo che dall’Italia «quello che si può fare è firmare la petizione per la sua liberazione».

Al momento sono oltre 48mila le firme raccolte su change.org per riportare in Italia Ilaria che «è trattata come un terrorista internazionale pericoloso» ha osservato Magyar ricordando la «detenzione sotto stretta sorveglianza, l’impedimento per molto tempo dei contatti con la famiglia e le autorità italiane». Salis ha incontrato anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

«All’udienza di lunedì (oggi, ndr), Ilaria dirà di non aver commesso gli atti gravi che le sono imputati e che comportano sanzioni così pesanti. È in dubbio lo stesso fatto che fosse presente alle aggressioni in questione, o che sia intervenuta incontrando i neonazisti. L’atto di rinvio della Procura – ha dichiarato l’avvocato difensore della donna – è privo di fondamento e non ci sono prove nemmeno per il concorso in associazione per delinquere, presenteremo le nostre prove».

Leggi anche: È morta Sandra Milo, l’attrice aveva 90 anni

Le condizioni in cui si trova la donna sono state descritte a Repubblica da Carmen Giorgio, 43 anni, bresciana, che per tre mesi è stata la compagna di cella di Ilaria Salis, in un carcere di Bucarest: «Topi, piccioni, cimici, catene, maltrattamenti e botte, lì dentro abbiamo visto di tutto, è un posto fuori dal mondo pieno di cose storte. E lei ha paura di restarci per sempre». Sul cibo dice: «lo danno una sola volta al giorno, a pranzo, una specie di zuppa d’acqua sporca, immangiabile. A cena solo conserve e marmellate. Se provi a metterti qualcosa da parte, lo buttano via. Ilaria aveva chiesto altro per allergie alimentari, le davano riso bianco freddo. I piatti li puliscono con uno straccetto. Ilaria aveva il terrore delle malattie. Lei ha avuto una reazione allergica per le cimici, io ho problemi con la tiroide, abbiamo chiesto pasticche o la visita di un medico: nulla».

Mentre sulle condizioni di Ilaria, aggiunge: «è sempre più giù e sempre più magra. All’inizio pensava come me che fosse uno scherzo, che ci avrebbero fatte uscire. Poi ha capito che volevano fargliela pagare. Per sei mesi non le hanno concesso telefonate. Studiava tutto il giorno, ma lì ti trattano da cani, le guardie sono quasi tutti uomini, ti urlano in faccia, ti portano in giro legata mani e piedi a un cinturone che l’agente tiene con una specie di guinzaglio. L’ultima volta che l’ho vista, una settimana fa, le si leggeva in faccia la paura di restare».

Il padre di Ilaria ha lanciato una petizione su change.org: «quello che si può fare è firmare la petizione per la sua liberazione», dice Roberto Salis.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *