Condannato per il femminicidio di Erika Preti va ai domiciliari. Ecco il motivo

Biella, condannato per il femminicidio di Erika Preti va agli arresti domiciliari. Ecco il motivo

Condannato per femminicidio va agli arresti domiciliari. Ecco il motivo e le parole dei familiari della vittima

Dimitri Fricano, 35 anni originario di Biella, sta scontando una condanna a 30 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata, Erika Preti, uccisa a 25 anni, nel 2017, in Sardegna. Ora, l’uomo è stato trasferito ai domiciliari perché obeso, patologia che non sarebbe compatibile con la detenzione carceraria.

«A causa delle sua obesità e delle limitazioni funzionali derivanti dalla polineuropatia agli arti inferiori e superiori – scrivono nell’ordinanza i giudici – non è in grado di assolvere autonomamente alle proprie necessità quotidiane e ha bisogno di un’assistenza che non è possibile dispensare in istituto», sostiene la difesa dell’uomo, che è stata accolta dal tribunale di sorveglianza di Torino.

Il Corriere della Sera riporta le motivazioni che hanno spinto alla decisione i giudici: «Nel corso della restrizione – spiegano ancora i giudici della sorveglianza – si è riscontrato un ulteriore aumento ponderale in quanto il paziente non può disporre di pasto ipocalorico (non dispensato dalla cucina dell’istituto) e non segue le indicazioni dietetiche, con frequenti episodi di “binge eating” di alimenti controindicati».

Continua il giudice: «Il soggetto è stato sottoposto a plurime valutazioni psichiatriche con aggiustamento di terapia, fisiatriche con indicazione ad incremento di terapia farmacologica per polineuropatia periferica, cardiologiche che evidenziano plurimi fattori di rischio, cardiovascolare tra cui, oltre alla obesità severe e il fumo attivo (100 sigarette al giorno)».

Inoltre, nella struttura ci sarebbero barriere architettoniche: «In ragione di tale condizione – argomenta il tribunale di sorveglianza – non ha la possibilità di svolgere le normali attività trattamentali, né di avere una qualità di vita quotidiana che possa ritenersi conforme all’articolo 27 della Costituzione». Di più: «A causa della condizione di grande obeso, pur disponendo di una carrozzina per gli spostamenti, non riesce ad accedere ai servizi per le barriere architettoniche esistenti e per le difficoltà connesse alla possibilità di spostarsi con detto ausilio».

La scelta dei giudici ha fatto molto discutere e indignare i genitori della ragazza, intervistati dal Corriere della Sera: «Sapevo non avrebbe scontato 30 anni di carcere, ma sei sono davvero troppo pochi. Non si augura la morte a nessuno, ma questa storia finirebbe solo così. Tanto nessuno mi ridarà indietro “la mia bambina”. E per noi il dolore è ancora troppo forte» ha detto il padre Fabrizio Preti.

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Poi ha aggiunto: «È stato come ricevere una pugnalata al cuore. Ho subito chiamato il mio avvocato per capire il motivo di questa scelta: mi ha spiegato che in carcere non riescono più a curarlo e per questo hanno deciso di mandarlo a casa, dai genitori. Avevo saputo che a gennaio era stato trasferito per qualche giorno in ospedale ma poi era rientrato in carcere. Il suo è un caso raro. Pensare che neanche i mafiosi ricevono questo trattamento. Mi ha però assicurato che, se dovesse guarire, tornerebbe in cella. Ci credo poco».

Nessun perdono per il killer da parte dei familiari di Erika: «Come si può pensare di perdonare chi ti ha tolto la cosa più bella che la vita ti ha donato? Chi si aspetta che l’uomo a cui hai affidato tua figlia la uccida? Con lui festeggiavamo il Natale. Portava anche i suoi genitori. Erika e Dimitri si sono fidanzati quando erano appena adolescenti. Quando ha confessato siamo rimasti tutti sconvolti. Soltanto più tardi abbiamo scoperto i problemi di cui aveva sofferto».

Fonte immagine: https://www.facebook.com/photo?fbid=10230472806914205&set=a.1292529603582

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