Brusca è libero: fu lui a premere il tasto del telecomando per la strage di Capaci

Le reazioni dei familiari delle vittime, la reazione del mondo politico dopo la notizia della liberazione di Giovanni Brusca, l’uomo che il 23 maggio 1992 ha premuto il tasto del telecomando che ha portato alla strage di Capaci 

23 maggio 1992, Palermo: dall’autostrada si intravede Isola delle Femmine, quando alle 17.58, il manto stradale salta in aria: la prima auto si disintegra con i tre uomini di scorta, la parte anteriore della Croma, che viaggia dietro, con a bordo il giudice Giovanni falcone e la moglie, viene tranciata. Dalla terza macchina di scorta, scendono illesi gli altri tre agenti.

A circa quattrocento metri dal luogo dell’agguato, su una collina, ci sono i tre uomini che hanno agito: uno di loro è Giovanni Brusca, “picciotto” di Totò Riina (il mandante dell’omicidio, che sarà arrestato il 16 gennaio 1993).

Ieri, dopo 25 anni, Giovanni Brusca, il boss di San Giuseppe Jato fedelissimo di Totò Riina, poi collaboratore di giustizia, è uscito dal carcere per fine pena, come ha anticipato L’Espresso. Chiuso dietro di sé il cancello di Rebibbia, a Roma, con 45 giorni di anticipo rispetto alla scadenza della condanna. Per lui controlli e protezione e quattro anni di libertà vigilata, così come ha deciso la Corte d’Appello di Milano.

La decisione ha provocato sgomento da parte dei familiari delle vittime e del mondo politico, Maria Falcone, sorella del giudice assassinato, invita però a mantenere la calma: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso”. E aggiunge: “la stessa magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle rivelazioni di Brusca, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato. Non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue“.

Mentre la vedova di Antonio Montinaro, Tina Montinaro: “indignata, sono veramente indignata. Lo Stato ci rema contro. Noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l’uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Sa qual è la verità? Che questo Stato ci rema contro. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l’uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?”

E per l’autista di Giovanni Falcone, Giuseppe Costanza,  si tratta di una “notizia che sicuramente non mi fa piacere. È un’offesa per le persone che sono morte in quella strage. Secondo me dovevano buttare via le chiavi. Sono trascorsi 29 anni da quel giorno, ma né Falcone, né la moglie, né i ragazzi della scorta potranno mai ritornare in vita. Che Paese è il nostro? Chi si macchia di stragi del genere per me non deve più uscire dalla galera”.

Da Matteo Salvini al sindaco di Roma, Virginia Raggi e Giorgia Meloni arrivano le reazioni. Salvini commenta la notizia con queste parole:  “Autore della strage di Capaci, assassino fra gli altri del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido perché figlio di un pentito. Dopo 25 anni di carcere, il boss mafioso Giovanni Brusca torna libero. Non è questa la ‘giustizia’ che gli italiani si meritano”.

Di “Vergogna inaccettabile, un’ingiustizia per tutto il Paese. Sempre dalla parte delle vittime e di chi lotta e ha lottato contro la mafia” parla su Twitter Virginia Raggi, mentre la Meloni dice:  “Il boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca – lo scannacristiani che ha commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti, ha fatto saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta e ha ordinato di strangolare e sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo – è tornato libero. È una notizia che lascia senza fiato e fa venire i brividi. L’idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata. Venticinque anni di carcere sono troppo pochi per quello che ha fatto. È una sconfitta per tutti, una vergogna per l’Italia intera”.

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