Alessandro Borghi: «Convivo con la Sindrome di Tourette. Irene? Profondamente innamorato»

L’attore è al cinema dal 23 dicembre con i Supereroi di Paolo Genovese

Alessandro Borghi si racconta, senza filtri, aprendo il suo cuore sulla recitazione e vita privata. L’attore romano dal 23 dicembre è anche al cinema come protagonista di i Supereroi di Paolo Genovese.

A “Corriere della Sera” ha parlato della carriera e non solo.

Non manca un riferimento alla sua infanzia difficile: «Per cavartela, l’unica era essere te stesso. Fino a 16 anni, ho solo preso botte. Tuttora, se vedo uno che tratta male un altro, provo qualcosa di brutto. Ero diventato manesco. Aver cominciato pugilato mi ha salvato perché mi faceva sentire in grado di difendermi. Poi cresci e capisci che invece del pugilato è meglio che cominci a leggere due libri, almeno ti difendi con le parole».

 Parla anche della compagna Irene Forti: «Ne sono profondamente innamorato. Mi dice sempre: amo le persone che si alzano la mattina e sanno chi vogliono essere. Questa frase è diventata un’ispirazione. Ogni giorno mi chiedo: io cosa voglio fare per me, per gli altri, per questo mondo? La risposta non c’è, ma la domanda in sé attiva un processo che mi costringe ad avere a che fare con me in modo diverso».

E poi ammette di avere la Sindrome di Tourette che però non interferisce mai quando recita: «A lungo ho pensato di avere dei tic, invece era Sindrome di Tourette. Sente che ogni tanto ho un respiro strano? Sono spasmi. È una sindrome neurologica, con vari sintomi: io ho gli spasmi o mi soffio sulle dita. Dopo la diagnosi ho smesso di considerarlo un problema, perché almeno adesso so che cosa ho».

E poi sui personaggi più difficili: «Quelli più lontani da me. Stefano Cucchi in Sulla mia pelle fu facile: di ragazzi come lui ne ho conosciuti tanti. Difficile è stato fare Il primo re , un film in protolatino girato per tre mesi nei boschi, o Diavoli, incentrato sulla finanza, in inglese con accento british».

Infine parla di «Supereroi»: «È su un uomo e una donna che, attraverso l’amore, si distruggono e poi si ricompongono e poi si ridistruggono e poi si ricostruiscono. Ci ho ritrovato, dopo Fortunata, Jasmine Trinca, una sorella».

 

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