Doping, gli ex calciatori vogliono sapere. Parlano Raducioiu e Brambati
Dopo le dichiarazioni di Dino Baggio altre rivelazioni
Un nuovo vaso di Pandora è stato scoperchiato. Nelle ultime ore Florin Raducioiu e Massimo Brambati, ex calciatori, sono tornati a parlare di doping. Cresce infatti la paura tra calciatori dopo le tragiche scomparse di Mihajlovic e Vialli.
Qualche giorno fa, dopo la morte di Vialli, lo aveva fatto per primo Dino Baggio, spiegando come negli anni da professionista non tutte le sostanze assunte, a suo dire, sarebbero state idonee.
A parlare oggi Brambati a Repubblica: «Non erano vietate, tanto che ai controlli antidoping risultavo negativo. Però ora vorrei sapere cosa c’era dentro. I dottori e i massaggiatori ci dicevano “sono zuccheri, vai tranquillo”. Ma io la tranquillità l’ho persa dopo aver visto cosa è successo ai miei colleghi».
Brambati, ex calciatore re di Bari e Palermo già in passato venne deferito dopo aver parlato della pratica delle flebo in Nazionale. «Io parlai a inizio 2000 e la Federcalcio mi diffidò».
E poi: «Anche nei club. Il sabato sera, più spesso la domenica mattina, passava il medico o il massaggiatore nelle stanze dell’hotel in cui eravamo in ritiro e noi porgevamo il braccio. Se oggi un calciatore di quei tempi si alza e dice “a me non è mai successo”, sappiate tutti che sta mentendo».
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Parla anche della facilità con la quale gli davano il Microen, un analettico respiratorio per asma e bassa pressione.
«Mi dicevano: “Ti aiuta a rompere il fiato, allarga la tua capacità polmonare” . Ed effettivamente i benefici li sentivo, in partita: ricordo che andavo sotto sforzo non dopo uno ma magari dopo tre scatti da 70-80 metri. Ovvio, mica me lo davano per l’alito cattivo». Brambati preferisce oggi non dire in quali squadre gli somministrassero il medicinale. Però ricorda che quello disciolto in acqua lo beveva «come se fosse Gatorade».
Infine Brambati spiega: «Sa quanti processi per doping sono arrivati fino in Cassazione dal 2019 al 2022? Quattro, tre dei quali a livello di sport amatoriale. Significa che su questo tema siamo tornati indietro di 30 anni, a quando si faceva molto poco».
L’attaccante rumeno Raducioiu, dalla Romania, ha detto: «A Milano prendevamo altre cose, pillole. L’ho detto prima e dopo la morte di Gianluca Vialli, c’era anche Gică Popescu. Dobbiamo chiederci perché si verificano queste morti premature».
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