Da domani, 2 dicembre, in edicola il nuovo libro
Zlatan Ibrahimovic, 40 anni mille e vite, il Milan e le sue origini. L’attaccante rossonero da domani, 2 dicembre, esce con il nuovo libro “Adrenalina” e si è raccontato al “Corriere della Sera”.
Sulle sue origini dice senza dubbi: «Sono svedese, ma sono anche un mix: mia madre è croata e cattolica, mio padre bosniaco e musulmano, ho vissuto la maggior parte della mia carriera in Italia…».
A cuore aperto parla anche della sua infanzia: «L’infermiera mi ha fatto cadere da un metro d’altezza. Io ho sofferto per tutta la vita. A scuola ero diverso: gli altri erano biondi con gli occhi chiari e il naso sottile, io scuro, bruno, con il naso grande. Parlavo in modo diverso da loro, mi muovevo in modo diverso da loro. I genitori dei miei compagni fecero una petizione per cacciarmi dalla squadra. Sono sempre stato odiato. E all’inizio reagivo male».
E poi: «Ho imparato a trasformare la sofferenza, e pure l’odio, in forza. Benzina. Se sono felice, gioco bene. Ma se sono arrabbiato, ferito, sofferente, gioco meglio. Da uno stadio che mi ama, prendo energia. Ma da uno stadio che mi odia, ne prendo molta di più».
E poi, dopo aver raccontato di essere stato molto timido e di aver fatto tutto “tardi” parla della compagna di una vita, Helena, madre due suoi due figli.
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«L’equilibrio che lei mi ha dato. Helena ha dieci anni più di me, è sempre stata più matura. Poi sono arrivati Maximilian e Vincent».
Parla anche di un episodio della sua infanzia raccontato nel libro: «I miei compagni avevano i vestiti firmati; io la tuta della squadra. Non avevo calzini, solo i calzettoni da gioco, e mi prendevano in giro. Mi dovevo arrangiare. Quella volta mi beccarono. Ero con un amico nero. Telefonarono a suo padre. Il mio per fortuna non lo trovarono. Gli scrissero una lettera. Ogni giorno mi alzavo all’alba per controllare la cassetta della posta. La trovai prima di lui e la stracciai; altrimenti non sarei qui a raccontarlo. Sulla disciplina mio padre era severissimo».
Poi parla anche della festa per i suoi 40: «Mi sono commosso. Non amo le feste a sorpresa, ma Helena l’ha organizzata lo stesso. Sono venute persone che non vedevo da tempo: Pogba, Verratti, Ambrosini, Abate, Cassano, Galliani, Moggi, Zambrotta, Dacourt, Oddo, Sirigu, Kulusevski… Anche gente che avevo trattato male in campo».
Infine un commento sul futuro, magari da allenatore, di Ibrahimovic: «Non lo so, è così stressante… Farò qualcosa capace di darmi adrenalina. Ma finché reggo, faccio il centravanti. Voglio giocarmi lo scudetto fino all’ultima giornata. E andare al Mondiale in Qatar».
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