Verso Tokyo 2020, le “divine” Federica Pellegrini e Bebe Vio

Le due protagoniste di un numero speciale di Vanity Fair

Federica Pellegrini e Bebe Vio sono due delle azzurre più celebri dello sport italiano. Una si appresta a fare la sua quinta Olimpiade (mai nessuna come lei), l’altra è pronta a fare da portabandiera alle Paralimpiadi.

Fede e Bebe sono così protagoniste del nuovo numero di Vanity Fair, immortalate dagli scatti di Maurizio Cattelan.

La nostra storia è stata difficile, ma non è mai stata triste. È stata faticosissima, ma non malinconica.

“Fare scherma – dice Bebe – senza braccia pareva utopia e i miei sogni sembravano impossibili da realizzare. Sono diventati realtà. Ma ho sempre creduto che se una cosa appare impraticabile a tutti, allora significa che si può fare”.

Federica: “So già che sarà l’ultima e so anche che nella seconda fase della mia vita l’agonismo e la competizione mi mancheranno molto. Ma quest’anno in cui ho compiuto un profondo percorso sia introspettivo che sportivo, mi ha lasciato una consapevolezza: sento che è arrivato il mio momento e che come persona, come donna e come essere umano, il nuoto non riesce più a essere la mia priorità assoluta. Mi è sempre più difficile andare via di casa per allenarmi e condurre la stessa esistenza che ha ritmato i miei decenni fino a oggi. Mi sto avvicinando al fatidico addio, ma la prego, non fateci il titolo, di leggere “La Pellegrini si ritira” non ne posso più”.

Entrambe, anche se molto diverse sono unite dal legame profondo con la famiglia come racconta bebe, grata all’ironia di famiglia.

«A casa non avevamo la morfina e io avvertivo un dolore insopportabile. Imprecavo, urlavo di volermi suicidare e minacciavo di buttarmi dal letto. E mio padre Ruggero fu secco: “Buttandoti dal letto non ti suicidi, ma ti fai solo più male. Se vuoi, siamo al secondo piano, ti accompagno alla finestra”. Poi fece una breve pausa, sorrise e mi guardò negli occhi: “Dai Bebe, non rompere le palle, la vita è una figata”. Non gli sarò mai abbastanza grata per quella frase».

Dichiarazioni a cui fa eco la veneta: “La mia fortuna più grande è stata la mia famiglia. I miei genitori, due veri anticonformisti visti i tempi, si vogliono ancora bene e quel senso di unione hanno saputo trasmettermelo. Papà era stato nella Folgore ed è logico che crescere in una famiglia con un simile imprinting abbia avuto il suo peso. Anche se mio padre è molto cambiato e non è più da tempo l’ex militare che era da ragazzo, il suo esempio ha saputo prepararmi ad affrontare sia la vita di tutti i giorni sia lo sport che ho scelto di praticare».

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