Vanessa Bryant in tribunale svela un retroscena sulla morte di Kobe

Ha parlato durante il processo contro i pompieri che diffusero le foto dei corpi di Kobe Bryant e della figlia Gianna

Si torna a parlare della morte di Kobe Bryant. Vanessa Bryant, consorte dell’ex stella NBA, morto, insieme alla figlia Gianna il 26 gennaio 2020, ha parlato in tribunale.

La deposizione nel processo contro i pompieri che diffusero le foto del corpo del giocatore, della figlia.

Nella deposizione Vanessa Bryant ha spiegato di aver scoperto solo ore dopo della morte di Kobe e anzi le era stata data una speranza.

La mattina dell’incidente un consulente bussò alla porta di casa e le disse che Kobe e la figlia 13enne Gianna erano stati coinvolti in un incidente con l’elicottero.

L’uomo però lasciò una speranza, affermando.: “Cinque persone si sono salvate“. Cosa non vera visto che nessuno si salvò. Vanessa così pensò che i suoi cari si fossero salvati.

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Poi, iniziarono ad arrivare chiamate e messaggi social di commiato per la scomparsa di Kobe.

Ora, così, il giudice dovrà stabilire se accettare la richiesta della difesa che chiede una perizia psichiatrica di Vanessa.

Una richiesta crudele ma ritenuta necessaria visto che si ritiene che la donna sia spinta a raccontare la sua versione dei fatti solo condizionata dal trasporto emotivo.

Vanessa disse anche allo sceriffo Alex Villanueva : “Se non può ridarmi mio marito e mia figlia, si assicuri che nessuno scatti foto dei loro corpi”.
E in tribunale attacca: “Non mi capacito come qualcuno, davanti a una tragedia simile, possa pensare a scattare delle foto di corpi straziati per il suo divertimento. Mi hanno restituito i vestiti che indossavano quel giorno. Dalle condizioni in cui erano posso solo immaginare in quale stato si trovassero i loro corpi. Come può venire in mente a qualcuno di fotografarli? Di trattarli come fossero carcasse di animali?”.
Il giudice si esprimerà nelle prossime due udienza di venerdì e del 5 novembre.

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