Strage Altavilla Milicia, l’ombra della setta e il ruolo dei presunti complici

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Strage Altavilla Milicia, l’ombra della setta e il ruolo dei presunti complici all’interno del “gruppo religioso”

Proseguono le indagini sulla strage di Altavilla Milicia. Giorno dopo giorno vengono svelati nuovi dettagli su quanto accaduto nella villetta di Giovanni Barreca. Secondo gli ultimi aggiornamenti, sotto la lente degli inquirenti ci sarebbe la setta a cui apparterrebbero i presunti complici di Barreca, Massimo Carandente e la sua compagna, Sabrina Fina.

Il gip di Termini Imerese, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, ha definito «Gruppo religioso» la comunità composta da dieci persone a cui apparterrebbero i presunti complici. Inoltre, aggiunge che tale gruppo abbia «una connotazione criminale più ampia».

Gli inquirenti sarebbero in possesso dei nomi e cognomi di tutti gli adepti, i quali definiscono Carandente e Fina «canne dimenate dal vento», ovvero fedeli che non fanno vita di comunità, ma che seguono i culti per un po’ e poi se ne vanno.

Inoltre, i «Fratelli di fede», come si fanno chiamare i membri di questo gruppo, sarebbero stati «a conoscenza della situazione del nucleo familiare preso di mira», ovvero quello di Barreca. Resta da accertare cosa i membri della comunità sapessero di preciso e, dunque, se potranno essere considerati complici del massacro. Dunque, bisognerà capire “come ipotizzato dal gip, se i fratelli di fede dei tre si siano limitati a pregare per la salvezza della famiglia Barreca, o se fossero, invece, a conoscenza delle pratiche violente che hanno poi portato alle torture e agli omicidi di Antonella Salamone, la moglie 40enne del muratore, e dei suoi due figli maschi Kevin, 16 anni, ed Emanuel di appena 5”.

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La posizione di Massimo Carandente e di Sabrina Fina sembra aggravarsi, anche dopo la testimonianza della 17enne, anch’essa arrestata per aver preso parte al massacro. Sempre secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la 17enne avrebbe detto agli inquirenti che «Massimo e Sabrina ci avevano detto che domenica saremmo dovuti andare nella loro chiesa per testimoniare. Credo che la chiesa sia a Termini Imerese».

Inoltre, la complicità della 17enne sarebbe stata accertata anche da altri elementi come il depistaggio, poiché “avrebbe per giorni mandato messaggi agli amici del fratello fingendosi lui”.

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