Sanremo 2022, i tre momenti top della seconda serata: dal monologo di Lorena Cesarini all’omaggio de Le Vibrazioni a Stefano D’Orazio a Checco Zalone
Altra serata, la seconda, all’insegna della musica, delle emozioni e delle risate a Sanremo 2022. Questa sera al fianco di Amadeus c’è l’attrice Lorena Cesarini, che ha fatto un intenso monologo contro il razzismo:
“Sono nata da mamma senegalese e papà italiano. Ho una laurea in Storia contemporanea e ho lavorato per un po’ all’Archivio di Stato. E poi ho continuato a studiare. Sono un’attrice. Una vita tranquilla, abbastanza. Come tanti ragazzi italiani. Poi succede una cosa… Ama rivela al TG1 i nomi delle partner del Festival di quest’anno. E infatti, eccomi qui.
Però succede anche che, subito dopo, scopro una cosa. A 34 anni scopro che non è vero che sono una ragazza italiana come tante. Io resto nera. A scuola, all’università, al lavoro, sul tram anche, nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmelo. Invece, appena Ama mi dà questa notizia, certe persone hanno sentito questa urgenza. Per alcuni il colore della pelle era un problema“.
Poi l’attrice legge i commenti che le sono arrivati sui social: “Non se lo merita… L’hanno chiamata lì perché nera” e poi “Arrivata l’extra comunitaria” e ancora “Forse l’hanno chiamata per lavare le scale e innaffiare i fiori“. Poi l’attrice, commossa, dà il via al suo monologo.
Le Vibrazioni si sono esibiti sul palco dell’Ariston con il brano “Tantissimo” e nella cassa della batteria c’era disegnato il ritratto di Stefano D’Orazio, storico musicista dei Pooh, scomparso nel 2020 a causa di complicazioni dovute al coronavirus. E poi a conclusione della loro esibizione, il leader della band ha urlato: “Ciao, Stefano!”. Da qui Amadeus ha detto:
Le Vibrazioni con la foto di un grande batterista, Stefano D’Orazio dei Pooh che purtroppo è venuto a mancare. Loro, devo dire, hanno omaggiato sullo strumento che lui amava e suonava meravigliosamente bene. Davvero un bellissimo gesto nei suoi confronti.
Poi è il momento di Checco Zalone: «È commovente , questo palco ti strega – dice facendo finta di commuoversi – qui tutti piangono. Mi sento un Maneskin. Io vengo da un piccolo paese, da Capurzo. Mi chiedo: Mi merito tutto questo? Poi vedo te e Amadeus e dico “si”, me lo merito. Grazie a nome di tutti gli italiani perché ci fai sentire tutti geni». Tra una battuta e l’altra fatta ad Amadeus, recita anche una favola lgbtq ambientata in Calabria: il protagonista è Oreste, un trans brasiliano che va a corte per il grande ballo.
Ed è un colpo di fulmine con il principe, ma il re omofobo vuole ostacolare questo amore, ma da ipocrita (è un cliente affezionato) di Oreste. Checco conclude rileggendo Mia Martini con «Che ipocrisia nell’universo».
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