Omicidio Pasolini, rigettata l’istanza di riapertura indagini

Omicidio di Pier Paolo Pasolini, possibile riapertura delle indagini

Omicidio Pasolini, rigettata l’istanza di riapertura indagini da parte della Procura di Roma. Il legale: “non accettiamo che si rinunci ad accertare la verità”

Nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, lo scrittore, regista e intellettuale Pier Paolo Pasolini fu ucciso brutalmente sulla spiaggia di Ostia, a Roma. L’assassinio ebbe un forte impatto sulla società italiana e rimane ancora oggi un mistero irrisolto. La versione ufficiale dei fatti è che Pasolini fu ucciso da Giuseppe Pelosi, un ragazzo di vita di 17 anni che si prostituiva nella zona della stazione Termini di Roma. Pelosi raccontò agli inquirenti di aver incontrato Pasolini al Bar Gambrinus, nei pressi della stazione, e di essere stato invitato a salire sulla sua auto in cambio di denaro.

Secondo Pelosi, una volta in auto, Pasolini avrebbe iniziato a molestarlo sessualmente. Il ragazzo, infastidito, avrebbe reagito aggredendo lo scrittore con un bastone. Pasolini sarebbe quindi caduto a terra, ferito a morte. Pelosi, spaventato, sarebbe fuggito dall’auto, accidentalmente investendo il poeta con la macchina. Pelosi fu condannato a 9 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. La sua versione dei fatti fu accettata dalla magistratura e non furono mai trovate prove che potessero incastrare altri responsabili dell’omicidio.

Tuttavia, la versione di Pelosi è stata sempre contestata da molti. Alcuni testimoni affermarono di aver visto Pasolini in compagnia di altre persone la notte dell’omicidio. Altri sostennero che Pelosi fosse stato pagato per incastrare lo scrittore. Nel 2010 furono isolati tre DNA e sull’accertamento della loro identità era stata chiesta la riapertura delle indagini, che però oggi la Procura di Roma ha negato.

“Prendiamo atto con malcelata amarezza della decisione presa dalla Procura della Repubblica di Roma di rinunciare all’accertamento delle effettive responsabilità per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini. È una sconfitta per tutti coloro che credono che il nostro Stato debba arrivare a garantire Giustizia soprattutto in questa vicenda”, ha affermato all’Adnkronos l’avvocato Stefano Maccioni.

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“È evidente che Giuseppe Pelosi non possa essere considerato l’unico responsabile dell’omicidio ma si rinuncia a svolgere ulteriori indagini ritenendo che quelle svolte dal 2010 al 2015 siano state sufficienti – ha aggiunto Maccioni – Ma se così fosse perché non si è arrivati ad una soluzione? Perché non si è mai indagato sul movente? Perché ancora una volta non si è acquisito il fascicolo relativo a Pier Paolo Pasolini custodito presso il DIS? Perché non si è ritenuto necessario sentire Maurizio Abbatino su quanto dichiarato alla Commissione parlamentare antimafia in merito alla sua partecipazione al furto delle pizza di Salò? Perché non si effettuano ulteriori accertamenti scientifici sui 3 Dna rinvenuti sulla scena del crimine su alcune persone? A tutte queste domande i cittadini italiani e non solo non troveranno mai risposte. Decidiamo di pubblicare integralmente il rigetto invitando chi sa a parlare perché non potremo mai accettare che lo Stato rinunci ad accertare la verità”.

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