Morte di Laila El Harim, indagata una seconda persona per omicidio colposo, mentre si visionano le foto del macchinario effettuate dalla donna
Gli inquirenti continuano ad indagare sulla morte di Laila El Harim, la 40enne, madre di una bambina, deceduta sul posto di lavoro per lo schiacciamento di una macchina fustellatrice nell’azienda d’imballaggi “Bombonette” di Camposanto, nel Modenese. Dalle ultime indiscrezioni e secondo quanto dichiarato dal compagno, la donna aveva da tempo rilevato il mal funzionamento della macchina.
Il cellulare di Lila è stato posto sotto sequestro al fine di analizzarne il contenuto, avendo la donna effettuato riprese e fotografie del macchinario difettoso e che periodicamente inviava ai tecnici, come segnalazione per l’intervento di riparazione. A quanto emerso fino ad ora, Laila si lamentava spesso del disagio sul posto di lavoro, tant’è che il compagno ha dichiarato a La Repubblica: “Se ne lamentava spesso. Diceva che la macchina si bloccava, che non andava. E spesso dovevano intervenire gli elettricisti”.
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Adesso gli inquirenti e le perizie stabiliranno le cause dell’incidente e se esiste una correlazione tra il mal funzionamento della macchina e l’incidente mortale. Inoltre, bisognerà chiarire se le norme di sicurezza sono state tutte rispettate e perché il sistema di sicurezza fosse attivabile solo manualmente e non automaticamente.
Per la morte di Laila si indaga per omicidio colposo e per ora sono state iscritte nel registro degli indagati due persone: il legale rappresentante dell’azienda e il nipote, che ricopre il ruolo di delegato alla sicurezza dell’azienda.
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