Morte di Borsellino, non solo Cosa Nostra implicata nella strage di Via d’Amelio

Morte di Borsellino, non solo Cosa Nostra implicata nella Strage di Via d’Amelio. A dirlo sono i giudici del tribunale di Caltanissetta
I giudici del tribunale di Caltanissetta nelle motivazioni della sentenza sul depistaggio delle indagini sulla strage di via d’Amelio hanno stabilito che: “L’istruttoria dibattimentale ha consentito di apprezzare una serie di elementi utili a dare concretezza alla tesi della partecipazione (morale e materiale) alla strage di Via D’Amelio di altri soggetti (diversi da Cosa nostra) e/o di gruppi di potere interessati all’eliminazione di Paolo Borsellino. Può ritenersi certo che la sparizione dell’agenda rossa non è riconducibile ad una attività materiale di Cosa nostra”.
“Non è aleatorio sostenere – si legge nelle motivazioni riportate da TgCom24 – che la tempistica della strage di Via D’Amelio rappresenta un elemento di anomalia rispetto al tradizionale contegno di Cosa nostra volto, di regola, a diluire nel tempo le sue azioni delittuose nel caso di bersagli istituzionali (soprattutto nel caso di magistrati) e ciò nella logica di frenare l’attività di reazione delle istituzioni”.
Un altro elemento cruciale delle indagini, che prevede un altro coinvolgimento estraneo a Cosa nostra è rappresentato dal furto della famosa agenda rossa di Borsellino. “A meno di non ipotizzare scenari inverosimili – si legge sempre nelle motivazioni – di appartenenti a Cosa nostra che si aggirano in mezzo a decine di esponenti delle forze dell’ordine, può ritenersi certo che la sparizione dell’agenda rossa non è riconducibile a una attività materiale di Cosa nostra”.
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Le motivazioni di questa supposizione sono due: “In primo luogo, l’appartenenza istituzionale di chi ebbe a sottrarre materialmente l’agenda.- scrive il tribunale – Gli elementi in campo non consentono l’esatta individuazione della persona fisica che procedette all’asportazione dell’agenda, ma è indubbio che può essersi trattato solo di chi, per funzioni ricoperte, poteva intervenire indisturbato in quel determinato contesto spazio-temporale e, per conoscenze pregresse sapeva cosa era necessario o opportuno sottrarre”.
“In secondo luogo,- concludono i giudici – un intervento così invasivo, tempestivo (e purtroppo efficace) nell’eliminazione di un elemento probatorio così importante per ricostruire – non oggi, ma già 1992 – il movente dell’eccidio di Via D’Amelio certifica la necessità per soggetti esterni a Cosa nostra di intervenire per alterare il quadro delle investigazioni, evitando che si potesse indagare efficacemente sulle matrici non mafiose della strage ( che si aggiungono a quella mafiosa) e, in ultima analisi, di svelare il loro coinvolgimento nella strage di Via D’Amelio”.
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