Milano, carcere Beccaria: 21 misure cautelari per violenze e torture

Milano, carcere Beccaria 21 misure cautelari per violenze e torture

Milano, carcere Beccaria: 21 misure cautelari per violenze e torture ai danni dei detenuti. Le operazioni condotte dalla Procura di Milano 

Tra febbraio e aprile 2024, la Procura di Milano ha emesso 21 misure cautelari nei confronti di agenti e funzionari della Polizia Penitenziaria che operavano all’interno dell’Istituto Penale Minorile Cesare Beccaria. Le accuse mosse nei loro confronti sono gravissime: maltrattamenti, torture e abuso di potere ai danni dei minori detenuti.

Le indagini, avviate a seguito di diverse segnalazioni, tra cui quelle del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, hanno fatto luce su un clima di violenza all’interno del carcere minorile. Le violenze che sarebbero contestate agli indagati, tra cui pestaggi, umiliazioni e sequestri di persona, sarebbero state commesse in maniera sistematica e reiterata, approfittando della condizione di vulnerabilità dei minori detenuti.

Le misure cautelari emesse dal Gip sono di diversa natura e rivolte a 13 agenti della Polizia Penitenziaria, i quali sono stati arrestati, e ad 8 dipendenti, sospesi dall’esercizio di pubblici uffici. L’inchiesta è ancora in corso e si attendono ulteriori sviluppi.

Le notizie sulle violenze e le torture avvenute nel carcere minorile Beccaria hanno suscitato sgomento e indignazione nell’opinione pubblica e tra le istituzioni. Le associazioni che tutelano i diritti dei minori hanno espresso profonda preoccupazione per le gravi violazioni dei diritti umani emerse dall’inchiesta e hanno chiesto che vengano messe in atto tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza e il benessere dei minori detenuti in tutte le carceri italiane.

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Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, ha dichiarato: “Sono fatti gravissimi riferiti a una vicenda gravissima che richiede la massima attenzione per ricostruire quanto realmente accaduto. Ma prima di mettere alla “gogna” i colleghi è il caso di ricordare che il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo con sentenza irrevocabile di condanna”. Di Giacomo ha poi aggiunto che “senza se e senza ma che una volta accertate le responsabilità chi ha sbagliato paghi”. Concludendo che “sinora a pagare sono sempre e solo gli agenti e il personale penitenziario. Nello sfacelo generale del nostro sistema penitenziario è sin troppo facile prendersela con l’anello più debole della catena. Non riusciamo infatti a intravedere alcun segnale, figuriamoci intervento, nel merito della gestione del personale penitenziario confusa e inadeguata ad affrontare le situazioni di emergenza”.

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