Macao, design week e gentrificazione. Come non “riqualificare” la città.

Se siete di Milano almeno una volta nella vita lo avrete sentito nominare, o sarete perlomeno passati davanti al Macao.

E se avete in mente cosa sia il Macao, sapete anche che luogo meraviglioso sia, e quanta storia, arte, cultura, politica e libertà porta con sé.
Macao è uno spazio libero, dove può succedere di tutto, nel senso positivo del termine: cinema, spettacoli, arte sperimentale, concerti, incontri coi politici, tutti all’insegna della conoscenza.
Il Macao ha casa all’ex Borsa del Macello che si trova in Viale Molise 68, zona Porta Vittoria, che dal 6 al 12 aprile Alcova vedrà la sede di “Vocal-Design By Night”, rendendo l’infrastruttura che per anni ha portato avanti una comunità artistica e politica, fuori dalle solite logiche e dalle solite regole, il classico luogo scialbo e senza voce che millanta una Milano che non si ferma, una Milano che innova, una Milano che costruisce, che sta al passo con le mode, insomma una Milano che è solo un guscio e ha perso la sua sostanza, la sostanza che Macao ha sempre cercato di rilasciare alla gente che passava di lì.
Un posto che per anni ha significato apertura e accoglienza diventa il simbolo del privilegio, dell’esclusione, del selettivo, continuando a perpetuare questa folle ideologia del “riqualificare” la città sulle spalle dei cittadini, a costo di togliergli le loro radici, i loro spazi, la loro terra.
Questa è la Milano che questo evento rappresenta, qualcosa di molto più profondo di una semplice settimana della Design Week, un’appropriazione di un territorio costruito con cura da chi nell’arte ci crede e nella libertà pure.
Come può macchiarsi, attraverso il design e la finzione della divulgazione artistica, di sfruttamento e gentrificazione?
Quale spazio culturale lo farebbe?
E con questo gesto Alcova dimostra che l’arte gira dove girano i soldi, dove si possono portare cene di 100 e passa euro a ricchi privilegiati, che poi dell’arte non gli frega nulla, sulle spalle di chi con amore e dedizione un posto lo aveva costruito davvero all’insegna dell’arte.
L’ex Macello più volte ha organizzato eventi culturali, musicali, politici, aperti e accessibili a tutti, senza lucro, senza fronzoli.
Insomma, chiunque abbia amato e vissuto cosa sia il Macao, e cosa abbia donato alla città quel posto, sa quanto fa male questa iniziativa, e quanto sia una perdita da un punto di vista culturale quando i luoghi diventano spettacolarizzazione di uno status symbol, di cui i più ricchi si burlano, mentre curiosi, come a uno zoo, visitano e ispezionano posti che non visiterebbero mai se non addobbati e ridipinti come se li aspettano loro.
Classico imprenditore, turista, che va a visitare le Favelas in Brasile come godimento pornografico del suo ego.
Se quindi vi capitasse di sentire la notizia di questo evento di Alcova, e vi venisse in mente di andare a curiosare, evitate, ma non fatelo per me, non fatelo neppure per voi, ma fatelo per la gente che ha donato anni a cercare di donare qualcosa a Milano, e che poi si è ritrovato la stessa città che gli volta le spalle.
Il problema dunque sia chiaro, non è l’evento, ma è il sottrarre uno spazio che è sempre stato gestito dai cittadini.
Ma non voglio lasciarvi con tutta questa negatività, perché il tema degli spazi occupati, cogestiti, e della gentrificazione è un tema grosso e complesso, che ha tante sfaccettature e tanti risvolti, voglio dunque lasciarvi a una riflessione più ampia, invitandovi a leggere il libro “L’invenzione di Milano” di Lucia Tozzi.
Un libro che ho divorato, e che mi ha stravolto la visione che avevo di questa città, lasciandomi molti spunti di riflessione interessanti.
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Lucia Monina, nata in Ancona nell'agosto del 2001, è una fotografa e scrittrice, che studia presso l'accademia delle belle arti di Brera, a Milano. Ha esposto le sue fotografie in varie occasioni, tra le quali il punto zero di Sesto, il Lock di Lambrate e il LatoB di Milano. Ha scritto una biografia di Taylor Swift, con Diarkos Editori. Scrive di musica, cinema e arte.

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