L’Italia nella black list russa, ecco cosa significa per l’Italia e cosa può accadere nel futuro della sua economia
Nella giornata di ieri, lunedì 7 marzo, Putin ha firmato un decreto in cui ha reso pubblica la lista di paesi ostili alla Russia. Tra questi ci sono i paesi europei che hanno approvato e applicato le sanzioni alla Russia, tra cui anche l’Italia. Dei paesi extra-europei ci sono la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Svizzera e la stessa Ucraina.
Contestualmente, Putin ha stabilito che “lo Stato, le imprese e i cittadini russi che abbiano debiti nei confronti di creditori stranieri appartenenti a questa lista potranno pagarli in rubli“. Questa manovra potrebbe aiutare l’economia russa, perché è probabile che nessuno Stato estero accetti di essere pagato con una moneta, il cui valore sta andando a picco. “Per i russi – scrive il Corriere della Sera – è anche un modo di mascherare il fatto che la loro banca centrale, per effetto delle sanzioni, deve congelare le sue riserve di valuta estera, e le loro imprese ne sono dunque sprovviste”.
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Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha detto che le sanzioni alla Russia sono “l’unica soluzione pacifica insieme alle iniziative diplomatiche”, mentre tutto “il resto è guerra”. Ha poi aggiunto: “Quando noi in questi giorni abbiamo detto chiaramente a livello Nato, io sono stato alla riunione venerdì che l’ha deciso, che non istituiremo la no-fly zone, che vuol dire che noi non manderemo i nostri aerei militari in Ucraina, significa circoscrivere il conflitto all’Ucraina”.
L’effetto immediato per l’Italia riguarda alcuni punti come lo stop ai visti, con sospensione di quelli già attivi, e il conseguente rimpatrio degli italiani. Ripercussioni potrebbero arrivare anche per le banche e aziende: «Le banche italiane – si legge sul Corriere – sono le prime in Europa per il volume lordo delle esposizioni sulla Russia: 25,3 miliardi di euro al 30 settembre 2021». Per le aziende, invece, Mosca potrebbe scegliere di nazionalizzare quelle che operano sul suo territorio. Inoltre, un quinto del commercio mondiale di mais e grano proviene da Russia e Ucraina. Dunque, potrebbero aumentare i costi su tutta la catena alimentare.
Intanto, oggi le Borse europee sono tornate in positivo: Piazza Affari, a Milano, all’apertura è a +3,19%; Parigi sale oltre il 2 per cento.
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