Juve, indagine sulle plusvalenze: sentito anche Madragora, nuove grane in vista

Continua l’inchiesta Prisma

Nuove grane in vista per la Juve. Non si calmano le acque e procedono le indagini dell’Inchiesta Prisma, che da mesi ha travolto il club.

La Procura di Torino ha infatti posto l’accento su uno scambio di mercato tra Juve e Udinese.

A essere interrogato, Rolando Madragola, venduto alla Fiorentina a titolo definitivo, sentito con il padre (all’epoca il suo agente) e il vice presidente dell’Udinese Stefano Campoccia.

A oggi, comunque, nessuno di loro risulta iscritto all’elenco degli indagati. I tre sono stati sentiti solo come persone informate sui fatti.

L’indagine a carico della Juve e di tutto l’ormai gruppo ex dirigenziale si è conclusa. Ora i pm stanno svolgendo contestazioni suppletive che possono fare tra la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare in programma il 27 marzo.

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Il caso Mandragora

Per quanto riguarda Mandragora, il centrocampista, dopo due anni in maglia bianconera, nel 2018 venne acquistato dall’Udinese per 20 milioni di euro.

L’acquisto era stato fatto grazie a plusvalenza di 13,7 milioni. Poi Mandragora venne ricomprato dalla Juve a 10 milioni più sei di bonus  dopo un infortunio al ginocchio, lasciando poi il centrocampista in prestito ai friulani.

Una sorta di obbligo di riscatto che avrebbe permesso al club di mettere nel bilancio la plusvalenza e non il debito di 26 milioni.

Il diritto di  “recompra”, che in Italia adesso non può più essere impiegato, consentiva di inserire nel bilancio la plusvalenza. La Procura sta cercando di capire se di fosse un obbligo mascherato nell’acquisizione del calciatore, dato da un accordo tra i club.

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