Iran, non si ferma il boia, giustiziati altri due manifestanti. Si tratta di due giovani di 22 e 26 anni uccisi per impiccagione
Non si fermano in Iran le impiccagioni dei manifestanti ritenuti colpevoli di andare contro il regime. A perdere la vita questa volta sono stati due giovani ragazzi: Mohammad Mehdi Karami di 22 anni e Mohammad Hosseini di 26.
Si tratta rispettivamente della terza e della quarta impiccagione di manifestanti iraniani dall’inizio delle proteste iniziate lo scorso settembre, dopo l’arresto e la morte di Mahsa Amini, punita perché non indossava correttamente il velo. ù
A confermare l’esecuzione è stata anche la Nuova agenzia giudiziaria dei pasdaran, la quale aggiunge che i due giovani sarebbero stati giustiziati all’alba, prima della preghiera.
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I capi di accusa sono gli stessi imputati agli altri due condannati e già giustiziati, Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, ovvero «inimicizia contro Dio». Inoltre, è trapelata la notizia, che anche in questo caso i condannati non sono stati sottoposti ad un regolare processo, non avendo avuto né un avvocato difensore né un equo processo.
Dear world. Today, the bloodthirsty Islamist regime in Iran has executed 2 more innocent protesters:#MohammadMehdiKarami #MohammadHosseini
These innocent idealistic young men put their lives in danger for democracy in Iran. We are mourning as a nation. Help us save others pic.twitter.com/rpjH5GzkrR
— Masih Alinejad ?️ (@AlinejadMasih) January 7, 2023
Sulla dinamica che ha portato i due giovani all’arresto informa la Bbc Persian, la quale riferisce che “sono stati arrestati mentre protestavano a Karaj, insieme ad altre 16 persone, vicino a Teheran, durante la cerimonia del 40esimo giorno dalla morte di Najafir” , un’altra vittima della violenza del regime. “Per cinque di loro è scattata la pena capitale mentre gli altri 11, tra cui tre minorenni, sono stati condannati fino a 25 anni di carcere”.
“La magistratura, riporta Tgcom24, li avrebbe condannati a morte per l’uccisione di un miliziano Basij, Ruhollah Ajamian, citato come «martire» dall’ayatollah Khamenei in uno dei suoi ultimi discorsi”.
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