In “Ricomincio dal NO”, Caterina Balivo dialoga con Andrea Bocelli

Lunedì fa rima con una nuova puntata di “Ricomincio dal NO”, il podcast pensato e realizzato da Caterina Balivo

Su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast e Spreaker è arrivato il sesto episodio di “Ricomincio dal NO”, il podcast di Caterina Balivo, prodotto da Chora, la nuova podcast company italiana, diretta da Mario Calabresi, nata nel 2020 con l’obiettivo di sviluppare nuove identità narrative nel mondo delle produzioni audio.

In “Ricomincio dal NO”, Caterina Balivo dialoga con persone dal successo internazionale sui NO che hanno ricevuto nel corso della loro vita e che sono stati fondamentali per la loro carriera.

Dopo Marcello Lippi, Bebe Vio e Giovanna Botteri, il protagonista del sesto episodio è Andrea Bocelli, il cantante italiano che grazie al suo talento è conosciuto in tutto il mondo.

Il podcast è un lungo racconto della vita del tenore italiano che ha rivelato di avere ricevuto i suoi primi no dai genitori, ammettendo a distanza di anni che sono stati necessari per la sua formazione anche perché lui da padre si trova anche a dire no ai suoi figli.

La conversazione si è aperta a molti aspetti della vita e della carriera del tenore italiano. Parlando dell’assegnazione della sulla celebre Walk of Fame di Hollywood,Andrea Bocelli ha raccontato: “Quando sono diventato grande e avevo finito gli studi, lui un po’ soffriva che io non riuscissi a realizzarmi in questa cosa del canto. Perché poi è arrivato tardi in definitiva, il riconoscimento. Lui aveva questa fissa dell’America e quando ci sono andato c’era, ma erano gli ultimi tempi. Purtroppo non l’ha vissuta con l’entusiasmo che a me sarebbe piaciuto. Però quando è arrivata la stella ho pensato a lui”.

Sull’eventualità della pensione, il tenore italiano ha spiegato: “Ci andrà la mia voce, sicuramente. Quando comincerà a non piacere più a me, prima ancora che agli altri, basta”. A proposito della paura del palcoscenico, inoltre, Andrea Bocelli ha dichiarato: “È brutto, ma era colpa mia perché era una paura dovuta all’insufficienza tecnica: te canti come ti viene. Pensi che vada bene. Invece poi con il tempo ti accorgi che è necessario acquisire una tecnica solida per avere delle certezze sul palcoscenico. Quindi per tanti anni ho sofferto parecchio, poi meno, molto meno, ora la prendo con filosofia. Anzi a volte è anche bello perché c’è l’affetto del pubblico che è una cosa che non ha prezzo”.

 

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