Giorgia Meloni contro le Ong: “È più un servizio di traghetto che di salvataggio”

Giorgia Meloni contro le Ong È più un servizio di traghetto che di salvataggio

Giorgia Meloni torna ad attaccare le Ong impegnate nel salvataggio di immigrati: “È più un servizio di traghetto che di salvataggio”

Giorgia Meloni, in una intervista a Dritto e Rovescio, è tornata a parlare della questione Ong e migranti. Ha detto la Premier: “Le Ong vogliono stare anche settimane davanti alle coste africane: prendono dei migranti e non vanno nel porto ma aspettano di riempire la nave e la vogliono portare al porto che loro ritengono. È più un servizio di traghetto che di salvataggio…“.

Sul porto di destinazione ha detto: “Dicono che Ancona è lontana, che i migranti stanno male… ma stanno settimane sulla nave in attesa di salvare altri migranti. Se li stanno salvando vanno portati subito al porto”.

Poi spiega: “Abbiamo fatto un decreto per far rispettare le regole, che viene contestato dalle Ong perché loro vogliono stare settimane davanti alle coste africane, aspettare di riempire la nave e quando la nave è piena, allora la portano nel porto che loro ritengono”. Aggiunge sempre la Meloni: “Il decreto e la pratica di assegnare porti lontani per lo sbarco delle persone soccorse in mare rischiano di privare le persone in difficoltà dell’assistenza salvavita delle Ong sulla rotta migratoria più mortale del Mediterraneo”.

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Il decreto del governo era stato duramente criticato da Emergency, che dice: «Riduce drasticamente le possibilità di salvare vite in mare, limitando l’operatività delle navi umanitarie e moltiplicando i costi dei soccorsi per tutte le Ong in mare». Continua la nota di Emergency: «I provvedimenti, inoltre, determineranno una potenziale violazione dell’obbligo di intervenire in caso di segnalazioni di altre imbarcazioni in pericolo in mare, prescritto dal diritto internazionale e tutte le navi, anche quelle umanitarie, sono tenute a rispettarlo. Infine, lo staff della nave dovrebbe raccogliere l’eventuale interesse dei superstiti di chiedere asilo, affinché sia il Paese bandiera della nave a farsi carico delle richieste di protezione internazionale. Le linee guida dell’Organizzazione Internazionale Marittima (IMO) sono chiare: qualsiasi attività al di fuori della ricerca e salvataggio deve essere gestita sulla terra ferma dalle autorità competenti e non dallo staff delle navi umanitarie. Ostacolare il lavoro umanitario, che ha come unico obiettivo la messa in salvo di persone, è inspiegabile se non in termini di consenso politico. Noi continueremo a salvare vite umane, nel rispetto del diritto internazionale e nazionale».

Intanto, si rinnovano le tragedie del mare. Al largo di Lampedusa, un barcone, soccorso in acque Sar Maltesi da una motovedetta della Guardia costiera, aveva a bordo 46 persone ed 8 corpi senza vita, tra cui tre donne, una delle quali era incinta.

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