Caso Ziliani, i dettagli emersi dalle confessioni di Mirto, Silvia e Paola spiegano motivazioni e dinamica dell’omicidio
Le indagini preliminari sul caso di omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù, sembrano essere giunte alle ultime battute. Questo grazie anche alle confessioni dei tre sospettati. Si tratta delle due figlie della vittima, Paola e Silvia e del fidanzato di quest’ultima, Mirto Milani.
Il prima a confessare è stato proprio Mirto, che avrebbe raccontato di un tentativo precedente di uccidere la donna, ma non andato a buon fine perché proprio lui si sarebbe spaventato. «Ad uccidere Laura, ci avevamo già provato, a metà aprile, mettendo i farmaci in una tisana dopo cena», avrebbe detto Mirto agli inquirenti, aggiungendo: «Non sono riuscito ad andare fino in fondo, ho avuto paura».
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Il Corriere della Sera aggiunge altri dettagli, definendo “Silvia, la figlia maggiore di Laura, la più ferma, lucida e determinata”, mentre “Paola, la più piccola, studentessa schiva e riservata, inizialmente perplessa, a sua volta non ci avrebbe messo molto a diventare complice attiva”.
«Le abbiamo dato la tisana» avrebbero detto i tre assassini, aggiungendo dettagli cruenti: «le abbiamo messo un sacchetto in testa e abbiamo provato a strangolarla con una fettuccia in velcro». Ma siccome si agitava e non moriva, hanno detto: «E allora l’abbiamo strozzata con le mani».
Sulle motivazioni del gesto, i tre dicono che i «rapporti famigliari erano tesissimi, logori da tempo» e contro la donna e due sorelle dicono, «ci faceva sentire sbagliate, inadeguate». Mirto, inoltre, avrebbe detto di aver agito per amore.
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