Caso Yara Gambirasio, la difesa di Bossetti ottiene l’accesso alle prove

Caso Yara Gambirasio

Caso Yara Gambirasio, la difesa di Bossetti ottiene l’accesso alle prove per la prima volta. Si apre l’ipotesi di un nuovo processo

Yara Gambirasio, una tredicenne di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, scompare misteriosamente il 26 novembre 2010. La ragazza, che frequenta la terza media, esce di casa per andare in palestra e non fa più ritorno. Le indagini, inizialmente condotte dalla Procura di Bergamo, si concentrano sulla pista familiare e sulla pista di un possibile rapimento a scopo di estorsione. Tuttavia, dopo alcune settimane, le indagini si concentrano su un possibile omicidio.

Il 26 febbraio 2011, il corpo di Yara viene ritrovato in un campo aperto a Chignolo d’Isola, a circa 10 chilometri da Brembate. Le indagini, a questo punto, si concentrano sulla ricerca del DNA dell’assassino. I carabinieri effettuano test del DNA su oltre 25.000 persone, tra cui familiari, conoscenti e persone che si trovavano nella zona della scomparsa di Yara. Il 16 giugno 2014, i carabinieri arrestano Massimo Giuseppe Bossetti, un muratore di Mapello, incensurato. Il DNA di Bossetti è risultato sovrapponibile con quello dell’uomo definito “Ignoto Uno”, rilevato sugli indumenti di Yara.

Bossetti viene rinviato a giudizio e, il 1º luglio 2016, la Corte d’Assise di Bergamo lo condanna all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio e lo assolve dall’accusa di calunnia. La sentenza di primo grado viene confermata dalla Corte d’Appello di Brescia il 23 ottobre 2017 e dalla Corte di Cassazione il 12 febbraio 2019.

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L’omicidio di Yara Gambirasio è uno dei casi di cronaca nera più seguiti in Italia. La vicenda giudiziaria di Massimo Bossetti è ancora oggetto di dibattito. La difesa di Bossetti ha presentato diversi ricorsi, sostenendo che il DNA dell’imputato potrebbe essere stato contaminato. Nel maggio 2023, la Corte di Cassazione ha accolto uno di questi ricorsi, ordinando nuove indagini sulle modalità di raccolta del DNA di Bossetti. Ora, gli avvocati difensori di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, potranno visionare il materiale, senza fotografarlo, nel corso di una udienza che verrà videoregistrata, il 20 novembre davanti alla corte d’assise di Bergamo, quando saranno tolti i sigilli dagli scatoloni che contengono, tra le varie cose, anche i leggings e gli slip della ginnasta tredicenne e sui quali venne isolato il Dna. L’esito di queste nuove indagini potrebbe portare a una revisione del processo e a una nuova sentenza.

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