Caso Regeni, il processo viene bloccato e gli atti rinviati ai pm. Non esiste la certezza che i quattro imputati fossero a conoscenza del procedimento
Ieri si sarebbe dovuta tenere la prima udienza del processo sulla morte di Giulio Regeni, ma quello che doveva essere l’inizio di un cammino verso la verità, si è trasformato in un nulla di fatto.
Scrive Today che “dopo quasi sette ore di camera di consiglio, i giudici della Corte d’assise del tribunale di Roma hanno accolto l’istanza di sospensione presentata dai legali dei quattro funzionari dell’intelligence egiziana accusati della morte del ricercatore friulano, sostenendo che manca la prova che confermi la notifica del processo”.
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Il provvedimento adottato dalla Corte d’assise di Roma dice che «il decreto che disponeva il giudizio era stato notificato agli imputati comunque non presenti all’udienza preliminare mediante consegna di copia dell’atto ai difensori di ufficio nominati, sul presupposto che si fossero sottratti volontariamente alla conoscenza di atti del procedimento». Inoltre, la Corte afferma che non si può essere certi «dell’effettiva conoscenza del processo da parte degli imputati, né della loro volontaria sottrazione al procedimento».
“Riteniamo importante che il governo italiano abbia deciso di costituirsi parte civile” ha detto l’avvocato della famiglia Regeni. Ha poi aggiunto: “Prendiamo atto con amarezza della decisione della Corte che premia la prepotenza egiziana. È una battuta di arresto, ma non ci arrendiamo. Pretendiamo dalla nostra giustizia che chi ha torturato e ucciso Giulio non resti impunito. Chiedo a tutti voi di rendere noti i nomi dei 4 imputati e ribaditelo, così che non possano dire che non sapevano”.
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