Caso Gucci, è battaglia legale per l’eredità della vedova Patrizia Reggiani

Caso Gucci, è battaglia legale per l'eredità della vedova Patrizia Reggiani

Caso Gucci, è battaglia legale per l’eredità della vedova Patrizia Reggiani. Otto le persone coinvolte

Il caso Gucci continua a rimanere alla ribalta e questa volta per questioni di eredità. Infatti, in ballo c’è l’eredità della vedova Patrizia Reggiani per cui sono state indagate otto persone. La chiusura delle indagini preliminari ha portato all’individuazione di diversi nomi, che a vario titolo avrebbero amministrato illecitamente il patrimonio della reggiani. Tra questi figurano Marco Riva e Maria Angela Stimoli, ritenuti presunti “prestanome”, utilizzati per “monetizzare” il patrimonio attraverso una fondazione. Poi ci sono due figure ritenute minori, Mario Wiel Marin e Marco Moroni, ma anche l’ex amministratore di sostegno della Reggiani, l’avvocato Daniele Pizzi, e la compagna di cella della Reggiani Loredana Canò, l’avvocato Maurizio Giani, curatore legale di Silvana Barbieri, deceduta nel 2019, e Marco Chiesa, all’epoca consulente finanziario della madre della vedova Gucci.

Sei di loro andranno a processo, mentre due risultano i patteggiamenti. Gli imputati sono accusati a vario titolo di aver approfittato, dell’infermità di Patrizia Reggiani, la quale è stata condannata a 26 anni per aver commissionato la morte del marito.

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Come riportato dal Corriere della Sera, “all’origine c’è la circonvenzione di incapace ipotizzata a carico dell’avvocato Maurizio Enrico Carlo Giani, il quale, il 6 novembre 2018 avrebbe «approfittato delle fragilità fisiche e psichiche» della 90enne Barbieri per indurla, dal letto di ospedale prima della morte il 12 aprile 2019, a nominarlo esecutore (con compenso di 100.000 euro) di un testamento che fissava un lascito di 4 milioni, e che incaricava Giani di costituire una Fondazione erede delle quote della «Fernando e Silvana Reggiani srl»”.

Inoltre, specifica sempre il Corriere della Sera, che  “il consulente finanziario (prima in Unicredit e poi in Banca Generali) Marco Chiesa sarebbe stato caldeggiato da Canò e Pizzi a Reggiani per la gestione finanziaria delle società: come la stipula (foriera di «cospicue commissioni») di una polizza vita da 6,6 milioni avente beneficiari per un terzo Canò, per un terzo la compagna del padre di Chiesa (Maria Angela Stimoli, che ha scelto di patteggiare 10 mesi di pena), e per un terzo il compagno di università e testimone di nozze di Pizzi, Marco Riva, oggi presidente del Coni Lombardia, prestatosi per i pm a figurare amministratore solo formale della Soire srl erogatrice di pagamenti controversi”.

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