Alessandra Hropich, scrittrice e giornalista, ci parla dei ‘Mostri’ | L’intervista
Alessandra Hropich, scrittrice e giornalista, ci parla dei ‘Mostri’ e dei padri. Una intervista esclusiva che fa riflettere
Alessandra Hropich è una scrittrice e giornalista, che ha fatto della parola scritta il mezzo per raccontare storie vere, temi sociali, imposture e dolori. Dopo la laurea in Legge a Roma, ha svoto pratica legale presso un importante Studio della Capitale. Ha lavorato anche nella Comunicazione delle Aziende e nella Redazione programmi Tv. Ha ricoperto il ruolo di Funzionario presso Autorità pubblica. A parte le esperienze televisive più giovanili, esperienze in video, ora lavora come giornalista. È redattrice di articoli e di interviste per diversi giornali per ObiettivoNews. “Quando il Mostro è il proprio padre!” è la sua prima opera, pubblicata dalle Edizioni Bibliotheka, ma a parlarcene è l’autrice stessa.
Il suo libro “Quando il mostro è il proprio padre!” si basa su una storia vera. Può dirci di più?
“Quando il Mostro è il proprio padre!” È una storia vera di un bravo padre di famiglia e marito che indossa una divisa e si comporta con gli altri da uomo gentile e premuroso. Tra le mura domestiche, inizialmente ci sono solo tante anomalie e crepe profonde che fanno ritenere alla moglie erroneamente di aver sposato solo uno strano tipo, eccessivamente freddo con lei si, ma nulla di preoccupante al punto da fidarsi per tanti anni ciecamente di lui. Solo dalle confessioni tardive di una delle figlie, il puzzle si ricostruisce perbene ed ogni crepa e stranezza del capofamiglia avrà finalmente una spiegazione. Tutto torna quando la figlia più grande vuoterà il sacco raccontando tutta la cruda verità.
La parola ricorrente è mostro, chi sono i mostri di oggi?
I Mostri di oggi sono quelli di ieri a cui si aggiungono mille altri squilibri della società moderna che le menti psicolabili fanno fatica a sopportare. Oggi esiste un maggiore rischio che le persone non mature dal punto di vista psicologico possano avere reazioni spropositate rispetto ad ogni sollecitazione. Basta oggi un abbandono di un partner, per qualcuno, ed esce fuori la sua vera natura mostruosa. La sofferenza psichica viene fuori quando esiste una concreta minaccia di qualcosa. La società odierna poi facilita la sofferenza e i rapporti superficiali non consentono di capire in tempo quando si ha a che fare con un potenziale Mostro.
E i padri, invece?
Confesso di non aver capito del tutto questa domanda. Ma rispondo comunque per come vedo oggi i padri. Chiarendo che il concepire un figlio non è sinonimo di essere un padre nel vero senso della parola, posso fare qualche osservazione sul rapporto padri/ figli. Se viene fuori qualcuno che viene definito come un Mostro perché ha commesso un delitto, in genere, il rapporto con il padre è (spesso) conflittuale. Non di rado, si vedono sui media genitori (ma qui mi viene richiesto di parlare dei padri) che difendono un figlio che ha commesso un grave delitto. Va detto che in ogni famiglia, il figlio (intendo proprio il maschio) si identifica o si dissocia dalla figura del padre, leggo sempre di figli famosi e non che ricordano o parlano del padre o in modo negativo sostenendo di voler essere diversi dal genitore oppure di ammirarlo molto e di voler essere come lui oppure di volere essere migliore del padre. Difficilmente un figlio che si comporta come un Mostro riconosce di aver avuto un padre esemplare, molto spesso ci sono delle crepe profonde e cicatrici insanabili nei rapporti tra genitori e figli anche se non se ne parla abbastanza. Ci sono genitori assenti anche se vivono con la famiglia, genitori che non curano i rapporti con i figli ma sembrano accontentarsi di vederli crescere fisicamente dandogli soprattutto beni materiali. Dunque, ci sono dei padri che, con il loro modo di essere, non percepiscono le mancanze ed i veri bisogni dei loro figli. In alcuni casi, quando sono intervistati i genitori di qualcuno colpevole di un qualche grave fatto, avverto nei genitori un disagio psichico che riguarda anche loro in qualche maniera.
Nei suoi libri parla anche di felicità e giustizia, ritiene che l’una presupponga l’altra?
La felicità non va di pari passo con la giustizia, non sempre, almeno. Vivere bene e svegliarsi con la gioia di vivere richiede soprattutto la pace dentro ciascuno di noi e una certa misura nelle cose. Se una persona vuole essere “la prima della classe” ed arrivare sempre in vetta, ad esempio, non è più felice, è solo una persona carica di adrenalina e a caccia perenne di emozioni forti. La felicità la si ritrova nelle azioni di ogni giorno, scegliendo soprattutto quello che è raggiungibile ed in linea con le nostre potenzialità reali, con i piedi per terra e gli occhi rivolti al cielo ogni mattina.
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La violenza domestica è più diffusa di quanto si possa immaginare e si esprime in diverse forme. Cosa consiglia alle vittime di abusi?
La violenza domestica è la più diffusa delle violenze. A casa, tra le quattro mura, ogni riverenza viene meno, i rapporti di chi vive insieme a qualcuno sono stretti da creare maggiore risentimento. Esattamente la violenza ha tante forme, nella violenza domestica, il linguaggio viene sottovalutato mentre l’uso delle parole, lo stile di ogni discorso rappresenta il mezzo di cui ogni soggetto abusante si avvale per mettere in soggezione un’altra persona. Un marito che ricorda alla moglie quanto lui sia indispensabile per la situazione economica di lei, ad esempio, precisando quanto lei sia una nullità senza di lui che la mantiene, non è un modo pragmatico di porsi, no, è l’inizio della violenza che inizia con le parole. Ogni violenza ed anche la violenza domestica vive di meccanismi occulti, dietro ogni parola si nasconde l’intento di umiliare l’altra persona. Questo tipo di violenza è più subdola perché, quando ancora l’abusante non è passato alle mani, circuisce la vittima e la inganna con frasi dal doppio senso che non vengono capite nell’ immediatezza dalla vittima. Consiglio a chiunque abbia il sospetto di essere vittima di una persona violenta, anche solo a livello verbale, di chiedere aiuto subito senza aspettare di capire meglio con il tempo o nella speranza che una persona cambi. Purtroppo, l’unico cambiamento di una persona violenta è in peggio. Consiglio di non subire mai nulla, a partire dalle frasi violente o che mostrano un carattere autoritario e dispotico. Stesso discorso che vale per la violenza fisica.
Infine, a chi sono destinati i suoi libri e cosa si prefiggono?
I miei libri sono rivolti a tutti, sia a chi vuole sapere le dinamiche familiari e professionali di tutti, sia a chi vuole essere felice. Chi legge I miei libri dedicati ai Mostri, in genere è persona curiosa che non si ferma mai alle apparenze ma vuole scoprire cosa si nasconde in realtà dietro persone spesso normali. I miei lettori hanno età diverse e ceti sociali diversi, la curiosità è in tanti. I miei libri si prefiggono di aprire gli occhi a tutti su quanto si verifica tra le mura di casa e non solo mentre, il libro interamente dedicato alla felicità, mira ad aiutare ed incoraggiare quanti hanno dimenticato la propria felicità e hanno smesso di volersi bene, essere felici è una possibilità di vivere nel miglior modo possibile ed è alla portata di tutti.
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