Al via le interviste di 361 Magazine con lo speciale autori di Be Strong Edizioni al “Book Pride Milano”

Book Pride Milano 2024: inizia oggi la fiera nazionale dell’editoria indipendente, presso il Superstudio Maxi. 361 Magazine ha intervistato alcuni autori di Be Strong Edizioni 

Book Pride Milano al via dall’8 al 10 marzo 2024 presso il Superstudio Maxi. “Cosa vogliamo“, questa è la frase che guiderà la nuova edizione di Book Pride 2024, la fiera nazionale dell’editoria indipendente.

361 Magazine ha intervistato gli autori di Be Strong Edizioni per uno speciale che riguarda l’evento di Milano.

La casa editrice Be Strong Edizioni nasce da un’idea e dalla passione di Eleonora Marsella, che lavora nel mondo dell’editoria da oltre dieci anni. A lei gli autori hanno affidato i loro manoscritti e realizzato il sogno di vederli pubblicati in un libro.

Conosciamoli meglio. Loro sono Tiziana Russo con il suo romanzo “Fino all’ultimo battito”, Marta Brioschi e il suo Ferite a fior di labbra, Riccarda Pesce con Alla ricerca della fontana magica,  Angela D’Alia con il suo libro dal titolo Le nebbie del passato,  Fulvio Drigani Un destino su misura e Gualtiero Ferrari Satan’s Grill. 

Iniziamo con l’intervista a Tiziana Russo. Eccola.

   

Tiziana Russo è un chirurgo pediatra, classe 1982 ed originaria di Messina ma vive a Napoli. Ha da sempre una particolare passione per la lettura e per la scrittura, passione a cui dedica ogni momento libero dal lavoro. 361 Magazine l’ha intervistata per l’uscita del suo nuovo libro: Fino all’ultimo battito, che porterà a Milano al BookPride, l’evento dedicato ai libri che si tiene a partire da oggi, venerdì 8 marzo e sino a domenica 10 marzo 2024.

Un romanzo che vede protagonista una coppia e un segreto che metterà a repentaglio la relazione: “Alessandro Romano è un attore italiano di successo impegnato nella fiction “Medici”. Durante il tirocinio incontra, Alice Corti e i due si innamorano, nascondendole il suo più grosso segreto: la dipendenza. Quando la verità viene fuori i due si lasciano. Alessandro, grazie all’azione della nonna e dei fratelli decide di curarsi nel tentativo di riconquistare Alice. Lei anche se ferita e impaurita decide di dare una possibilità al loro amore”.

D: Tiziana come nasce la tua passione per la scrittura e quando hai capito che la tua passione poteva trasformarsi in realtà attraverso la pubblicazione di libri.

La passione per la scrittura nasce da sempre. Ho sempre amato perdermi in mondi fantastici, raccontare, ma non ho mai creduto che i miei racconti potessero avere dignità letteraria. Ho molto rispetto, avendo una cultura classica, per la Letteratura, quella vera con la L maiuscola , quindi al di là di amici e parenti che leggevano le mie “ opere “ non avevo mai creduto potessero diventare libri. Poi però ho scritto “Un’ altra vita” e chiunque lo leggesse mi diceva  “ma questo merita la pubblicazione” e così con un po’ di coraggio e perché infondo come dice Ligabue  “ sono sempre i sogni a dare forma al mondo” su suggerimento di uno dei miei professori inviai il manoscritto , che fu considerato valido e pubblicato e da lì è nata l’avventura della “ Dottoressa un po’ scrittrice”.

D: Hai scritto altri lavori, citiamo nel maggio 2018  “Un’altra vita” edita Seme Bianco, e nel febbraio 2021 “In una nuvola celeste” Mosaico Edizioni. Adesso, nel giorno di San Valentino, è uscito “Fino all’ultimo battito”. C’è qualcosa di autobiografico in ciò che scrivi? A cosa ti ispiri quando nasce la trama dei tuoi libri? Come è nato il tuo ultimo lavoro?

C’ è sempre uno spunto di realtà in quello che scrivo, anche perché penso non si possa scrivere qualcosa che non si conosce. Io sono molto legata al verosimile, quindi mi muovo e faccio muovere i miei protagonisti più facilmente nel “mondo” che conosco. Sicuramente scrivo di temi a me cari, e faccio affrontare o rispondere i miei protagonisti  secondo il mio portato di valori, ma le storie non sono autobiografiche, Chiara e Alice , le due protagoniste dei miei romanzi,  sono altro da me e a volte hanno comportamenti e prendono decisioni  nella loro vita sentimentale che non sempre Tiziana condivide, anzi.

“Fino all’ ultimo battito” come idea è nato una domenica sera, da una mia collega e cara amica era andato in visita nel reparto Can Yaman , e lei mi spediva foto e commenti, e allora ho pensato che sarebbe stato carino far scontrare un attore famoso contro una dottoressa non fan, poi mi piaceva anche l’ idea di raccontare il mio mondo ma con un punto di vista diverso, uno che si trova dentro ma che non appartiene, da qui l’ idea del tirocinio di un attore in un reparto di Chirurgia Pediatrica, per ultimo, visto che non volevo fosse solamente un romanzetto rosa , ho deciso di affrontare il tema delle dipendenze, da sostanza e affettive , perché è un tema molto spesso poco affrontato ma più che presente e anche il tema di non sentirsi mai abbastanza, nonostante si sia riusciti ad avere amore e successo, che credo sia un tratto distintivo della mia generazione.

D: un consiglio ai nostri lettori che aspirano a diventare scrittori

Leggere e leggere tanto, non credo si possa scrivere o raccontare qualcosa se non si ha un bagaglio di letteratura e conoscenze con sé. Perché le storie da raccontare possono essere tante, ma il come si raccontano fa la differenza .Oggi ci sono troppi libri in circolazione ma pochi vale davvero la pena di leggerli.

   

Marta Brioschi è nata Milano nel 1967, single di ritorno con tre figli. Vive a Bolzano. Laureata in Economia e Commercio, dopo il liceo classico, è da sempre appassionata di libri, viaggi, cinema e culture orientali. Viaggia moltissimo, ultimamente soprattutto perché due figlie vivono all’estero. Per diletto traduce dall’inglese i sottotitoli per serie TV asiatiche, che le hanno fornito l’ispirazione per questo libro. 361 Magazine l’ha intervistata per l’uscita del suo ultimo libro: Ferite a fior di labbra  che porterà a Milano al Book Pride, l’evento dedicato ai libri che si tiene a partire da oggi, venerdì 8 marzo e sino a domenica 10 marzo 2024.

Il libro narra la storia di Emma Silvestri: una psicologa alle prime armi che si occupa di dipendenze presso uno studio di una piccola città di provincia. Le sono stati affidati dieci pazienti con una dipendenza molto particolare e, nonostante un inizio non proprio felice, le sedute serali procedono senza intoppi, fino a quando una serie di omicidi getta nel panico il quartiere e tra i cadaveri spunta proprio una paziente dello studio.

D: Marta Brioschi come è nata la tua passione per la scrittura?

Ai tempi della scuola. In particolare quando frequentavo il liceo classico. Scrivere è stato a lungo un rifugio dal mal di vivere dell’adolescenza e anche un veicolo di esplorazione e conoscenza di me stessa.

D: C’è qualcosa di autobiografico nei tuoi lavori?

Sempre, anche se non sempre intenzionalmente. Ho narrato alcune situazioni, soprattutto in questo libro, di cui ho fatto esperienza in via diretta o di riflesso, perché vissute da persone a me care, in altri casi, invece, ho messo qualche particolare del mio carattere in un paio di personaggi che ho descritto. Non sono però mai smaccatatmente autobiografica.  E paradossalmente, proprio prendendo le distanze da me, riesco a guardarmi meglio dentro.

D: come scegli la trama e i personaggi?

Parto da un’idea, che mi arriva come ispirazione dalla vita reale e intorno a questo germe, che determina il “mood” e le ambientazioni del libro, poi scelgo un luogo che faccia da sfondo alla mia storia e quindi intesso l’intreccio, via via che trovo personaggi adatti all’uopo. I personaggi nascono spontaneamente una volta che ho chiare l’idea e l’atmosfera in cui dovranno muoversi.

D: A cosa ti ispiri quando scrivi i tuoi libri?

Ai grandi giallisti del passato in primis, e all’atmosfera dei luoghi che descrivo. Poi possono esserci fatti di cronaca, aneddoti familiari, articoli di giornale, ma anche una chiacchierata tra amici o con i miei figli, che sono sempre fonte di nuove idee. E poi molta ispirazione viene anche dai miei numerosi viaggi e dal mondo delle serie tv asiatiche per le quali, come hobby, traduco i sottotitoli.”

D: come è nato il tuo ultimo lavoro Ferite a fior di labbra, edito da Be Strong Edizioni?

Un giorno in cui, in un gruppo Facebook di appassionati di drama, una nuova iscritta chiese se fosse proprio necessario presentarsi come alle sedute di terapia degli Alcolisti Anonimi. In quel momento nacque Emma Silvestri, la protagonista e immaginai che si sarebbe occupata di dieci pazienti decisi a disintossicarsi dalle serie tv asiatiche. Subito dopo iniziai a impostare la sottotrama e decisi che ne avrei approfittato per parlare di violenza psicologica e delle sue conseguenze, tema che mi ha toccato molte volte in varie forme.

D: Marta hai un libro del cuore?

Ne ho tanti. Ti dirò i sette titoli che oggi mi saltano in mente per primi in ordine sparso: Il Gattopardo – Tomasi di Lampedusa, L’Isola di Arturo – Elsa Morante, Le Memorie di Adriano – Yourcenar, Cent’anni di Solitudine – Marquez, Il Barone Rampante – Calvino, Il Ritratto di Dorian Gray – Wilde, 1984 – Orwell.

D: un consiglio ai nostri lettori che aspirano a diventare scrittori

Leggete tantissimo e non scrivete per i lettori, bensì per voi stessi. Al lettore si deve rispetto, quindi è necessario scrivere correttamente, seguendo regole grammaticali e sintattiche, dopodiché, non importa se non a tutti i lettori piacerà ciò che scrivete e comunque non si può scrivere per tutti. Tuttavia è vero anche il contrario: ci sarà sempre qualcuno che s’innamorerà di un libro ben scritto perché in qualche modo si ritroverà nella vostra storia e si affezionerà ai personaggi creati da voi. Questo però accade se riuscirete a essere veri, se cioè narrerete una storia che prima di tutti ha appassionato voi, mentre la mettevate su carta. Arrivare a quel lettore non sarà sempre facile, è certo, ma questa è tutta un’altra storia.

 

Fulvio Drigani, nato a Genova, cresciuto a Mantova e laureato in Economia a Milano, ha vissuto molti anni all’estero, lavorando soprattutto nel settore aerospaziale. Ora vive in Italia, a Frascati. Sposato, ha una figlia ormai indipendente e un gatto.

Il suo primo romanzo, #ColVentoInPoppa, esce nel 2019 arrivando finalista al Premio Letterario Città di Como, sezione “Opera Prima”. Nello stesso anno pubblica anche due racconti. Nel 2020 va in stampa Cercando la mia Itaca, mentre nel 2022 pubblica In presenza del mare, romanzo che lo riporta a Genova e in Liguria, luoghi indissolubilmente legati alla sua famiglia. Quindi nel 2023 esce Un destino su misura. Ad ottobre dello stesso anno, grazie a In presenza del mare, ottiene la Menzione d’Onore “Vivere il mare” al Premio Letterario Internazionale “Santa Margherita Ligure – Franco Delpino”. Sempre in Ottobre Un destino su misura  viene scelto per l’Independent Book tour del Piemonte. Il 14 Febbraio 2024, giorno di San Valentino, Be Strong Edizioni pubblica l’antologia “Amore, raccontami“  che contiene il suo racconto Giulia cerca casa.

361 Magazine l’ha intervistato a proposito del suo ultimo libro: Un destino su misura che porterà a Milano al Book Pride, l’evento dedicato ai libri che si tiene a partire da oggi, venerdì 8 marzo e sino a domenica 10 marzo 2024.

Il libro di Fulvio Drigani vede protagonista un ventenne, Giorgio Ravasi, che cerca di galleggiare nella vita senza far niente, facendosi mantenere prima dai genitori e poi dalla ragazza. Questo suo opportunismo gli fa amare i gatti, ai quali si ispira. Loro sì che conoscono l’arte di mettere le persone al loro servizio. Sua sorella Martina è invece l’opposto e stigmatizza spesso il suo comportamento ma lui se ne infischia e la tiene in scarsa considerazione. Perché metter su famiglia, fare sacrifici e cercare soddisfazioni nel lavoro? Meglio sfruttare quelli come lei e passare il tempo bevendosi una birretta sul divano.

Con grande cinismo, Giorgio porterà questa sua filosofia di vita fino alle estreme conseguenze, cercando di costruirsi un futuro a sua misura. Ci riuscirà?

D: Fulvio Drigani, una laurea in economia e la passione per la scrittura: come è nata questa tua passione per la scrittura?

Da ragazzo mi piaceva l’economia e non essendo di famiglia ricca volevo anche guadagnare presto per non pesare sulla famiglia. Per di più, sognavo anche di vedere il mondo e quel tipo di laurea mi dava questa opportunità. Non ho però mai voluto essere una persona a una dimensione e ho sempre amato anche la letteratura. Per anni, con poco tempo a disposizione, ho scritto solo per me, descrivendo le mie esperienze di viaggio, ma poi ho potuto dedicare sempre più tempo a questa mia passione fino a decidere di diventare uno scrittore.

D: #ColVentoInPoppa, Cercando la mia Itaca, In presenza del mare, Un destino su misura: tutti romanzi scritti in questi ultimi anni che hanno portato anche a vincere dei premi. C’è qualcosa di autobiografico nei tuoi lavori?

Non ho mai voluto scrivere un romanzo autobiografico. Lo trovo riduttivo perché non ti fa sperimentare cosa vuol dire progettare davvero un’opera originale e infatti molti che cominciano così non riescono poi a scrivere altro. Io mi sento invece molto portato allo storytelling e così ho scatenato la mia fantasia nell’inventare personaggi e vicende del tutto originali. È comunque inevitabile che uno scrittore finisca anche col parlare di sé, ma nel mio caso preferisco inserirmi di soppiatto in vari personaggi, alcuni dei quali traggono spunto da persone che ho conosciuto. In Un destino su misura, per esempio, io compaio in alcuni atteggiamenti di Martina, anche se donna, ma non in Giorgio, per il quale mi sono in parte ispirato a persone che ho conosciuto. L’ambientazione, però, è sempre legata al mio vissuto: la Liguria e la Lombardia in Italia e alcuni luoghi all’estero. In Un destino su misura devo ammettere che anche il mio gatto è stato fonte di ispirazione.

D: A cosa ti ispiri quando scrivi il tuo romanzo?

I miei romanzi viaggiano sempre almeno su due binari. Da un lato creo personaggi che ritengo significativi nel rapporto che hanno fra loro. In particolare, mi interesso della dinamica fra uomo e donna nella quale sottolineo la crisi, ma anche la posizione spesso tuttora dominante, del primo. Dall’altro lato parlo della società di oggi, delle sue ingiustizie e discriminazioni e dell’insicurezza che crea in tante persone.

D: come è nato il tuo ultimo lavoro dal titolo Un destino su misura, edito da be Strong?

Era il 2019 quando esordivo con #Colventoinpoppa, storia di quattro ragazzi che fanno un grande viaggio che cambierà le loro vite, già mi immaginavo un romanzo in cui il protagonista fosse, a differenza di loro, un antieroe, un giovane inetto che cresce convinto che a lui tutto sia dovuto e che debbano essere gli altri a prendersi delle responsabilità e ad assumersi dei rischi. Ed è questo il senso del titolo. Il destino su misura desiderato da Giorgio è la fuga dalle responsabilità, dalla fatica e dall’impegno, è l’opportunismo elevato a modello di vita, al qual si contrappone la figura di Martina, sottovalutata in quanto femmina, che invece cerca di realizzare i suoi sogni con coraggio e determinazione.

D: C’è un consiglio che ti senti di dare a chi come te ha la passione per la scrittura?

Il consiglio è quello di essere modesti ma anche determinati, idealisti ma pure realisti, fantasiosi ma al contempo perfezionisti. Facile, no? 🙂

 

Gualtiero Ferrari nasce nel 1970 a Torino. Accanito lettore fin da giovane, si rifugia nella scrittura ormai adulto durante un difficile periodo personale.

Oggi abita sulle colline alle porte del capoluogo Piemontese, è felicemente sposato nonché padre di un figlio appena maggiorenne, e lavora presso un’azienda di meccanica di precisione.

Il suo ultimo racconto dal titolo Satan’s Grill narra di un mondo post-apocalittico dove invecchiare significa morire o diventare un senza-sonno, un mostro cannibale simile agli zombie dei B-Movies degli anni ‘80, mentre gli adolescenti si danno appuntamento al Satan’s Grill, un fast food in stile diner Americano, loro rifugio notturno dove socializzano e pianificano il viaggio verso la salvezza. Si incontrano a ogni calar del sole, ma stanotte qualcosa è cambiato.

361 Magazine l’ha intervistato per l’uscita del suo ultimo libro: Satan’s Grill che porterà a Milano al BookPride, l’evento dedicato ai libri che si tiene a partire da oggi, venerdì 8 marzo e sino a domenica 10 marzo 2024.

D: Gualtiero Ferrari come è nata la tua passione per la scrittura?

Alla scrittura sono arrivato non più giovanissimo, verso i 45 anni. Sono sempre stato un lettore vorace e faticavo a trovare romanzi davvero interessanti, perciò comperato un ebook reader ho iniziato a leggere testi di autori esordienti. Qualche volta m’imbattevo in lavori eccezionali e ben scritti, più spesso la delusione era cocente. Ricordo che un giorno lessi un romanzo ambientato ai giorni nostri, in Gran Bretagna, era appena uscita la seconda o la terza stagione di The Walking Dead e il genere zombie andava per la maggiore. Faticai a finire la lettura e quando ci riuscii pensai che avrei saputo scrivere di meglio, così accesi il computer e buttai giù la bozza una trama.

D: C’è qualcosa di autobiografico nei tuoi lavori?

Poco o nulla. Più che altro l’ambientazione: Torino se possibile. In alternativa luoghi che conosco bene e che frequento, o in cui sono stato di persona almeno una volta, ma solo in quei casi in cui la trama non mi permette di usare la città in cui vivo.

D: A cosa ti ispiri quando scrivi i tuoi libri?

Principalmente a ciò che ho intorno. Guardo, osservo; annoto mentalmente quel che vedo e se lo reputo interessante lo memorizzo, magari per usarlo in una scena o come ambientazione. Assorbo tutto: parole, gesti, persone, luoghi. Qualsiasi cosa mi colpisca lo riciclo e lo uso nei miei scritti. Una volta, all’estero, durante una vacanza con mia moglie e mio figlio, eravamo entrati in un ristorante per pranzare. Lì, siamo stati accolti da un cameriere dotato di una energia e vitalità esplosive. Era una vera forza della natura. Ecco, lui sarà incluso in un romanzo distopico che terminerò in futuro.

D: come scegli la trama e i personaggi?

La trama nasce da un’idea più o meno complessa. Ho un taccuino dove annoto tutto, anche le cose più bizzarre, poi lascio sedimentare l’ispirazione per qualche mese. Se quando rileggo gli appunti tempo dopo l’idea mi piace ancora, solo in quel momento inizio a scrivere. I personaggi arrivano come conseguenza; definita la bozza della trama, so di quali personaggi avrò bisogno per sviluppare la narrazione.

D: come è nato il tuo ultimo lavoro dal titolo Satan’s Grill, edito da Be Strong?

Satan’s Grill è nato per caso. Un giorno stavo guidando per Torino e mentre ero fermo a un semaforo ho notato l’insegna di un locale in ristrutturazione. Un telo copriva la porzione centrale, lasciando scoperta la lettera “S” all’inizio e la parola “Grill” sul fondo. Quando sono ripartito mi sono chiesto quale potesse essere il nome nascosto sotto il telo e ho pensato che Satan’s Grill sarebbe stato un nome fantastico. A quel punto ho provato a immaginare come avrebbe potuto essere un locale del genere, e che tipo di storia avrei potuto ambientarci. Prima di arrivare a casa avevo trama e personaggi definiti; il resto è venuto da sé.

D: Gualtiero, ti definisci un “accanito lettore”, qual è il tuo libro del cuore?

Beh, ne ho molti. Il mio distopico preferito è sicuramente “1984”, di Orwell, mentre se penso al fantasy “Il Signore degli anelli” è secondo solo al “Silmarillion”, entrambi di Tolkien. “Cabal” di Barker ritengo sia una colonna portante dell’horror; però, il romanzo che più di tutti ho davvero nel cuore è “La città della gioia” di Lapierre, uno spaccato crudo e crudele della vita nelle megalopoli indiane.

D: un consiglio ai nostri lettori che aspirano a diventare scrittori.

Leggete e studiate; non ci sono altri modi, nessuna scorciatoia. Leggere serve ad aprire la mente a nuovi stili, mentre studiare le tecniche di narrazione è fondamentale per acquisire la dimestichezza. Sono gli strumenti necessari per dire ciò che volete, come volete. È l’unico modo.

 

Angela D’Alia insegna e vive tra le colline della provincia di Enna. Si definisce una persona con la testa tra le nuvole e i piedi piantati per terra e con questa filosofia cerca di conciliare la vita lavorativa con il bisogno di scrivere. Ha realizzato murales, decorato panchine e realizzato scenografie per un’associazione del paese. Appena può si rifugia nel silenzio della campagna dove scrive o si dedica al restyling di vecchi mobili. 361 Magazine l’ha intervistata per l’uscita del suo nuovo libro: Le nebbie del passato, che porterà a Milano al Book Pride, l’evento dedicato ai libri che si tiene a partire da oggi, venerdì 8 marzo e sino a domenica 10 marzo 2024.

Il suo ultimo lavoro per Be Strong si intitola appunto “Le nebbie del passato”, romanzo ambientato in Francia nel 1853. Axel de La Croix, conte di Roche de la Vaillance, trova sulla sua strada, in una notte buia, Michelle. Chi è questa misteriosa fanciulla dai lunghi capelli rossi, priva di ricordi, sconosciuta e allo stesso tempo familiare? Le nebbie del passato scuoteranno il presente dei due protagonisti. L’amore riuscirà a superare le difficoltà o il passato segnerà la fine di un giovane sentimento? Passione e gelosia, rabbia e tenerezza in un’avventura per portare alla luce un passato tenebroso.

D: Angela D’Alia come nasce la tua passione per la scrittura e quando hai capito che la tua passione poteva trasformarsi in realtà attraverso la pubblicazione di libri.

R: Fin da piccola mi è sempre piaciuto scrivere. Nella scrittura trovavo un porto sicuro dove andarmi a rifugiare quando le cose non andavano bene. Mi chiudevo nella mia stanza e prendevo carta e penna. All’improvviso le pareti, i mobili e tutto quello che mi stava intorno sparivano: c’eravamo solo io, il foglio e la penna e le mille fantasie che mi passavano per la testa. Avrei voluto vivere di sola scrittura ma gli adulti di riferimento hanno presto spento ogni mia aspirazione affermando che di scrittura non si vive e scegliendo un percorso di studi che non volevo fare. Io avrei tanto voluto diventare una traduttrice di libri per poter conciliare insieme alla scrittura anche la passione per la lettura. Ma non ho abbandonato il mio sogno: ho continuato a scrivere anche se non assiduamente come avrei voluto. Ci sono voluti anni per concludere il romanzo non perché mi mancasse l’ispirazione ma perché gli impegni lavorativi e familiari mi permettevano di dedicarmi alla scrittura solo in estate. Il romanzo è rimasto per anni prigioniero di un file dentro il computer. Di tanto in tanto lo rileggevo e ho avuto momenti in cui pensavo che il mio romanzo potesse essere pubblicato e piacere, altri in cui credevo di aver scritto un mucchio di cose infantili. Ma lo leggevo, lo aggiustavo, lo limavo e, anche se c’è voluto del tempo, alla fine mi sono lanciata e grazie alla Be Strong Edizioni e alla fiducia di Eleonora Marsella il romanzo ha visto la luce. Ho dimostrato a chi non credeva che un sogno potesse diventare realtà che si sbagliavano.

D: C’è qualcosa di autobiografico in ciò che scrivi? A cosa ti ispiri quando nasce la trama dei tuoi libri?

R: Di solito non inserisco nulla di autobiografico in quello che scrivo. Le storie che racconto devono aiutare me che scrivo ad evadere dalla mia quotidianità e per questo evito di fare riferimento ad avvenimenti vissuti in prima persona. Sicuramente nei romanzi trasferisco il mio amore per determinati luoghi, come ad esempio la Francia che ho sempre adorato. Ma al di là delle suggestioni di luoghi o paesaggi, non ci sono dei riferimenti personali. Almeno fino ad ora.

Nelle storie che scrivo confluisce la personale visione del mondo che vorrei: un mondo fatto di gentilezza, di rispetto per tutti gli esseri viventi, d’integrità d’animo. Ma senza perdere di vista la realtà con tutte le sue sfumature e quindi anche con tutto quello che sta all’opposto e in mezzo alla bontà, al rispetto e alla gentilezza. Mi piace molto osservare il mondo e le persone e da questa osservazione spesso nella mia mente fisso determinate caratteristiche fisiche o degli atteggiamenti che poi finiranno per rappresentare un personaggio. Sono affascinata dalle dinamiche emozionali che spingono gli esseri umani ad amarsi, odiarsi, essere estremamente altruisti o terribilmente crudeli. Da questa osservazione degli uomini traggo la linfa per creare le mie storie. Tutto intorno costruisco le ambientazioni fatte di profumi, di paesaggi naturali mozzafiato, di salotti e sale da ballo affollate di gente.

D: Come è nato il tuo ultimo lavoro?

R: Ricordo che era pomeriggio e faceva caldissimo. Cercavo di dormire un poco per recuperare le energie dopo un’insonne e cocente notte siciliana. Non sono riuscita ad appisolarmi ma sono rimasta a fissare immobile il soffitto con le lenzuola madide di sudore che si attaccavano alla pelle. All’improvviso mi appaiono delle immagini, degli stralci di dialogo. Prendo i fogli e inizio a scrivere: era una scena centrale del romanzo e i nomi dei protagonisti erano inglesi, buttati giù di getto per dare loro un’identità. Da questa scena piano piano, è venuta fuori tutta la storia. La prima cosa che ho fatto è stata cambiare i nomi ai due protagonisti e decidere dove si sarebbe svolta la storia. Ho fatto ricerche sul clima, sugli abiti, le razze di cavalli, i tipi di carrozze del tempo; mi sono documentata sui materiali presenti nel sottosuolo e sulle miniere. Questa è stata la parte più tediosa, ma anche quella adrenalinica perché sapevo che da lì sarebbe partita una bella avventura. Una volta raccolte tutte le informazioni di cui avevo bisogno, scritte su una ventina di fogli volanti che perdevo quando servivano e ritrovavo quando non ne avevo di bisogno, la storia ha preso forma e ricordo che ho riso mentre scrivevo alcuni passaggi, ho pianto quando i protagonisti soffrivano, sono stata malinconica con loro.

D: un consiglio ai nostri lettori che aspirano a diventare scrittori

R: Agli aspiranti scrittori consiglio di non abbandonare il loro sogno e di coltivarlo tenacemente affiancando alla passione per la scrittura anche tanto studio. Li invito a seguire corsi per capire meglio come funziona il mondo dell’editoria, per non incappare in fregature in fase di pubblicazione o in errori fase di pubblicizzazione. Consiglio loro di ritrovare il bambino dimenticato in essi e di non smettere mai di stupirsi e di interrogarsi. E soprattutto di scrivere per se stessi, per soddisfare quel bisogno che spinge da dentro a mettere nero su bianco le parole che bisticciano nella testa senza pensare a un pubblico futuro al quale potrebbe interessare la loro storia. Se riusciranno a pubblicare un libro spero possano rimanere umili ed essere grati per il meraviglioso dono che è stato dato loro: il trasmettere emozioni attraverso le parole.

Vorrei ringraziare 361 Magazine per questa intervista e per la disponibilità e lo spazio che mi è stato dato.

 

 

Riccarda Pesce nasce nel ridente Monferrato. Ha diversi interessi, fa parte di una compagnia teatrale della zona: “Colline 50”, è consigliere comunale nel suo paese, Castelnuovo Belbo, ed è un’insegnante di economia aziendale e del secondo ciclo. Inoltre ad essere un’accanita lettrice di qualsiasi genere letterario. Ha sognato la fine del suo libro e di conseguenza ha creato il resto della storia. Riccarda Pesce è stata selezionata dal Salone del Libro di Torino per esporre la sua opera. 361 Magazine l’ha intervistata per l’uscita del suo ultimo libro: Alla ricerca della Fontana Magica che porterà a Milano al Book Pride, l’evento dedicato ai libri che si tiene a partire da oggi, venerdì 8 marzo e sino a domenica 10 marzo 2024.

Il libro è ambientato in un mondo incantevole, ricco di boschi, monti e paludi abitate da esseri fantastici, tre amici: Daniel, Eleonor e Tomas, con l’aiuto del fedele Bacco e del docile Carota, vanno alla ricerca di una fontana dai poteri magici! Sanno che si tratta di un’impresa impossibile. Molti avventurieri hanno già tentato, ma tutti hanno sempre fallito. Qualcuno non è più tornato a casa. Il motivo di tutti questi insuccessi? “Perché… Nessuno sa dov’è!”. Riusciranno i giovani a trovarla?  Questo libro è il primo di una trilogia in lavorazione.

D: Com’è nata la passione per la scrittura?

La mia passione è nata per poter mettere per iscritto il sogno che feci anni fa, cioè, sognai il finale del libro.

D: C’è qualcosa di autobiografico?

Solo la descrizione della nonna (che ricorda la mia) di uno dei protagonisti e parte dei paesaggi in cui è ambientata la storia

D: Come scegli la trama e i personaggi?

La trama del primo libro è tutta incentrata sul finale che ho sognato anni fa, così ho ricreato la parte iniziale per arrivare alla fine che avevo deciso di inserire. Poi a volte mi faccio seguire dall’ispirazione che ho in un determinato momento. Mentre i personaggi si creano a mano mano che vado avanti con la storia, ormai per me  sono persone quasi vive che hanno ognuno un carattere diverso.

D: A cosa ti ispiri quando scrivi?

Parte alla mia fantasia, tutto quello che la mia mente contorta riesce a creare e ad alcuni libri fantasy che ho letto in passato

D: Com’è nato il tuo ultimo lavoro?

Se parliamo sempre della “alla ricerca della fontana magica” sempre grazie al sogno e alla voglia di far conoscere questa storia particolare anche ad altre persone. Mentre i due seguiti sono il risultato del primo con un’aggiunta di mistero in più

D: Hai un libro del cuore?

E’ il primo libro di fantasy che acquistai al salone del libro di Torino diversi anni fa: “La trilogia del signore degli Enigmi”

D: Un consiglio per i nostri lettori che aspirano a diventare scrittori?

Che non si devono arrendere mai perché inizialmente può sembrare difficile, magari non sempre tutti i giorni si hanno delle idee da scrivere, altri giorni si scrivono tantissime pagine. Quindi bisogna avere pazienza e fiducia nelle proprie capacità.

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