Sono stato in giuria al Primigenia Music Awards. E a Tor Pignattara

France’, tu devi studia’.”

Eh…”

Se studi te poi permette tutto. Se non studi niente.”

Sì, dai…”.

Sì, se avevo studiato invece de sta qui a pijatte du’ pezzi de pizza te portavo a Formentera, magari…”.

Addirittura a Formentera”.

E certo, France’, a Formentera. Se studi guadagni, e se guadagni te poi permette de fa’ cose che altrimenti manco te sogni. Non importa cosa, ma se diventi avvocato, dentista, medico, ingegnere, allora sì che te poi permette Formentera”.

“…”

Ma France’, nun lo vedi le amiche mie che hanno studiato come so’ messe ora? Lavorano al Ministero e guadagnano tremila euro al mese, e da giugno so’ andate a fa smart working al mara e nun fanno un cazzo. Mica come me che da venticinque anni faccio sempre la stessa cosa.”

“…”

Fai il dentista? Te prendi du’ piotte per ‘n’ora de lavoro. Du’ piotte, dico. Sai quante ore devo lavora’ io per guadagna’ du’ piotte?”

No, quante? Mica ce lo so…”

Tante, France’, troppe. Ma poi studia’ è importante pecché se studi poi pensa’ co’ la testa tua, sai affronta’ un discorso, sai fa’ un pensiero e lo sai esprime, sai tene’ testa a tutti. Se no stai sotto. Io ho sbajato, ma te nun devi sbaja’, devi studia’. Nun importa cosa, quello che pensi che te piace de più, ma devi studia’, devi potette permette quello che tu’ madre non se po’ permette de offritte.”

Tor Pignattara, esterno giorno.

Siamo seduti in un bar figo, elegante, segno di una gentrificazione che mi auguro e qui molti si augurano, non sia troppo veloce e definitiva. La vicinanza del Pigneto, ormai incluso in quella coolness che a suo tempo si è già lavorata luoghi come San Lorenzo o ancora di più Trastevere, ha fatto sì che la zona si popolasse di gente giusta, da attori a scrittori passando per intellettuali di varia natura, e mica per niente la piazza che si trova tra Via Tor Pignattara e via Casilina, quella da cui si arriva alla mitologica piazza Marranella, i palazzoni delle case popolari di Centocelle non troppo lontani, all’orizzonte, piaceva così tanto a Pier Paolo Pasolini, che qui ambienterà alcuni suoi romanzi, a partire da Ragazzi di vita, e film, come Accattone, complice il fatto che qui sono nati Sergio e Franco Citti, fondamentali nel suo immaginario.

Un quartiere strano, questo, lontano dal centro, per arrivare a Termini, al termine di Termini a dirla tutta, tocca prendere un tram malconcio che si ferma in un posto chiamato Giardinetti Laziali, dopo almeno una ventina di minuti di viaggio, dove si trova appunto l’attico di Luca Marinelli tanto quanto una serie di comunità extracomunitarie alquanto variopinte, dagli indiani ai cingalesi, passando per arabi e peruviani.

Se stai seduto al bar, e io sto seduto al bar e ci sto seduto con mia moglie e Piotta, che a questi luoghi è assai affezionato perché qui viveva suo fratello Fabio, il Fabio Zanello che con lui ha raccontato la Roma degli anni Settanta e Ottanta in Corso Trieste, edito l’anno scorso da La Nave di Teseo e parte di un progetto articolato che vede anche la pubblicazione di quel gioiello dell’album ‘Na Notte Infame, ecco, se stai seduto al bar capita che passino e si fermino Paolino, aka Pol G degli Assalti Frontali, che qui abita, e anche lì, mica sarà un caso che gli Assalti abbiano cantato in compagnia de Il Muro del Canto, quelli che con Piotta hanno cantato Sette vizi capitale, sigla di Suburra, la storia de “Il lago che combatte”, lago di acqua frizzante, tutta la zona est di Roma è attraversata sotterraneamente da vede di acqua lievemente frizzante, nato naturalmente nei pressi della vicina Via di Acqua Bullicante, in nomen omen, dove un tempo sorgeva la Snia-Viscosa, osteggiato dai palazzinari ma troppo desideroso di trovare la luce del sole per essere fermato, o Claudio Morici, che qui abita e qui scrive le sue storie e registra i suoi podcast, come Giuseppe Chimenti ex Modì, ora de Le Nozze Chimiche, pronto a spiegarti passato, presente e futuro attraverso i numeri. Se stai seduto al bar, e io sto seduto al bar con mia moglie e Piotta, Pol G e Giuseppe Chimenti de Le Nozze Chimiche, Lilith Primavera, cantante e attrice per Ozpetek incontrata poco prima alla libreria sociale BookCycle, dove si possono prendere a offerta libera tre libri al giorno, complici un gruppo di validi volontari e le donazioni di chi ha libri di cui liberarsi, se stai seduto al bar capita di sentire discorsi come quelli dal quale queste mie parole hanno mosso i primi passi, una madre e il giovane figlio, France’, evidentemente non troppo interessato a proseguire negli studi i protagonisti. Non per la questione che è facile incontrarsi anche in una grande città, come cantava Battisti ormai mille anni fa, qui si tratta di un quartiere, e comunque di lì a poco incontreremo anche Noemi a mangiare in un’osteria di Trastevere come noi, quanto piuttosto per il vivere in un quartiere quartiere, di quelli che hanno una propria identità e una propria vitalità, ci si dovrebbe tutti augurare immune dalla gentrificazione dilagante.

Siamo qui a Roma di passaggio, provenienti dalla nostra Ancona, nostra nel senso di mia e di mia moglie Marina, lei qui per lavoro, io perché devo andare poi a Palestrina, dove farò parte della giuria della prima edizione del Primigenia Music Awards. È l’ultimo fine settimana di luglio, e l’idea di mettermi in strada di sabato mi ha indotto a anticipare i tempi, tanto Roma val bene una messa, e Palestrina è poi lì a due passi. Stesso motivo per cui, tornando verso casa, domenica mattina, non prenderemo l’autostrada se non fino a Orte, per poi proseguire con la superstrada, facendo anche una tappa a Assisi per salutare Padre Alfio, il frate che ci ha sposato ormai ventisei anni fa.

Sono giorni estivi, questi, in giro per l’Italia si susseguono Festival, concerti a biglietto o di piazza, e anche contest, come appunto il Primigenia Music Awards. Un nuovo progetto, nato in seno all’Associazione di Promozione Sociale “Il Principe”, presieduta da Francesco Tomassi, e con la direzione artistica di Pippo Kaballà, grande autore di canzoni e anche cantautore, oltre che fraterno amico. È stato lui a volermi in una giuria presieduta da Lucio “Violino” Fabbri, e con la presenza di Massimo Germini, Roberto Trinci, con Kaballà e me già parte della grande famiglia del Premio Bianca D’Aponte, e poi Emma Re, Tony Canto assente giustificato. Le fasi eliminatorie hanno visto giocarsela circa duecento iscritti, dodici i nomi arrivati qui a Palestrina in questa ultima fase, dopo le semifinali sempre svoltesi in zona. Palestrina è una cittadina di ventiduemila abitanti a mezz’ora circa da Roma, poco più, posta in una posizione che definire magica ha più che un senso. In cima a un colle che ha di fronte lo slargo dove Nettuno e Anzio si tuffano nel Tirreno, la cinta dei colli romani, quelli dei castelli, da una parte, i monti che separano la vallata da Latina dall’altra, in una sorta di abbraccio che da qui arriva al mare, la città che ha dato i natali a Giovanni Pierluigi, compositore e intellettuale cui si deve, tra le altre cose, la notazione musicale per come la conosciamo oggi, è stata a lungo considerata un luogo baciato dalla fortuna, non per nulla il premio in questione prende proprio il nome dalla antica divinità che alla fortuna era dedicata: Primigenia. Il museo che si trova in cima al colle che sovrasta Palestrina era un tempo sede di un tempio a quella dea dedicato, tempio gigantesco, fatto di slarghi e colonnati, e che dalla sommità del colle arrivava fino a valle, dominando tutto questo spazio. È qui che, proprio per questa faccenda della presenza leggendaria di Primigenia, passavano tutti i materiali che arrivavano via nave e poi destinati a finire a Roma per edificare le costruzioni dell’impero, e sempre qui, facendo riflettere il fuoco su lastre d’oro, si trovava il faro che indicava la navigazione alle imbarcazioni che qui di fronte si trovavano a passare o a attraccare. Proprio nella sala più in alto del museo, dove si accede tramite una lunga serie di scalinate, si trova il prestigioso e bellissimo mosaico ambientato sul Nilo, detto anche “Nilo di pietra”. Un capolavoro inizialmente posto sulla sede posteriore della cattedrale dedicata a Sant’Agapito, dove ora si trovano tutta una serie di reperti archeologici, e che ha richiesto oltre venticinque anni di restauri prima di poter tornare a casa. Anche solo vederlo meriterebbe una visita a Palestrina, non ci fosse anche tutto il resto. Qui, dove un tempo si trovava il Nilo di Pietra c’è il backstage della finale del Primigenia Music Awards, che vede il palco posto a fianco alla cattedrale, la statua di Giovanni Pierluigi da Palestrina a vegliare sugli artisti. A farci da guida Fulvio Pescetelli, anche lui dello staff del Premio, ospitale e entusiasta nel raccontarci la storia della sua terra.

Passare dal quartiere di periferia, la borgata, da cui ha tratto ispirazione il Pasolini di strada ai luoghi che hanno ospitato, ancora oggi ospitano, i Barberini, e che hanno ispirato uno dei maggiori compositori del cinquecento, proprio nel 2025 ricorrono i cinquecento anni dalla sua nascita, lui maestro assoluto di polifonia, è un bel triplo salto mortale, forse, non fosse che alla base di questo mio breve viaggio c’è la musica, si tratti di quella sacra di Giovanni Pierluigi da Palestrina, quella dei finalisti del Primigenia Music Awards, quella a metà strada tra rap e cantautorato di Piotta o quella urban di Romina Falconi, cantautrice di cui vi ho parlato qui https://361magazine.com/esce-rottincuore-di-romina-falconi-un-disco-un-film-unopera-mondo/ e che mica per niente è stata a suo tempo definito la Jennifer Lopez proprio di Tor Pignattara, come la collega americana, che proprio in questi giorni ha compiuto cinquantasei anni, “from the block”, poco cambia che sia una “Jenny” o una “Romy”.

Musica quindi, e non solo quella, perché come provavo a dire all’inizio di questo pezzo, per poter essere in grado di dire davvero quel che si vuole tocca studiare, e mai come oggi è necessario poter dire qualcosa di originale, tenendosi alla larga dall’omologazione e da quello che è in qualche modo uno standard banale e ripetitivo dettato dagli algoritmi. Quindi musica e studio, ma anche identità, e l’antigentrificazione endemica che a Tor Pignattara sembra essere alla base di una società multiculturale e anche con diversi substrati sociali è un altro punto fondamentale di questa storia, come l’essere capaci di guardare al passato, alla nostra storia, alla nostra cultura, alle nostre tradizioni, sempre tenendo a mente che la possibilità di confrontarsi con quel che arriva da fuori è una necessità più che una scelta. Per questo, anche per questo, non mi sono soffermato sulla gricia che ho giustiziato all’Hostaria da Corrado, a Trastevere, o al delizioso maritozzo alla panna che, accompagnato da un cappuccino, un caffè e una spremuta, questa la colazione che io e mia moglie ci siamo concessi, a voi stabilire chi ha preso cosa, prezzo sette euro e mezzo, cioè quanto a Milano avrei forse pagato il solo maritozzo alla panna con caffè, questo dopo che il cameriere, senza neanche voltarsi verso di noi, ci ha detto “Oh, quando avete deciso cosa prendete fate un fischio”, manco fossimo in un film di Verdone, questo a Fatti di Farina, in via Casilina, o del vino bevuto nottetempo allo Shakespeare & Co. di Via dei Savorgnan, vicino a Tonino e Betto & Mery, una via che è un borgo del centro Italia sputato a Roma,strada di case basse molto pittoresche, piene di giovani, in compagnia di Piotta e sua moglie Valentina, oltre che del pianista Francesco Santalucia e della sua compagna Marianna, perché quando si racconta una storia i dettagli che si mettono sul tavolo devono tutti avere un senso, portare da qualche parte, e nel mio caso, letteralmente e letterariamente, passare da Tor Pignattara doveva poi condurmi al tavolo dei giurati del Primigenia Music Awards di Palestrina, a fianco di cotanti colleghi. A giocarsela erano dodici, loro: Modivari, Gabriele Spira, Jey, Sacchini, Luca Di Tommaso, Ninaif, Luca Fol, HauЯe, Bonsai Bonsai, Alice Caronna, Rosauro e JÄDE. A intrattenere il pubblico tra un concorrente e l’altro le esibizioni del cantautore Lorenzo Lepore e della pianista Veronica Rudian, entrambi in grado di scaldare l’atmosfera altrimenti freschina. No, non ho detto freddina, attenzione, il pubblico presente ha applaudito e partecipato con entusiasmo alla serata, ho detto freschina, forse addirittura fresca, perché, immagino complice il nostro trovarci in collina, la temperatura a serata iniziata è scesa fino ai diciotto gradi, il mio starmene lì con la mia t-shirt con su scritto “Sono allergico al genere umano” a spingermi verso uno stato di semicoscienza ipotermica.

Nonostante ciò non ho potuto non riconoscere il buon livello dei concorrenti in gara, tra solisti e band, con ovviamente qualcuno che ha spiccato più di altri, ma rimanendo sempre a buoni livelli.

Alla fine ha vinto Luca Fol, con una canzone ironica dal titolo Estinguiamoci, mentre il premio per il miglior testo, dedicato a Primo Brown e conferito dal padre del rapper prematuramente scomparso nel 2016, per altro grande amico proprio di Piotta da cui questo mio viaggio era partito, è andato alla cantautrice Alice Caronna col brano Due Giorni. Queste, per inciso, erano anche le due canzoni che più mi hanno colpito, Alice già l’avevo scelta come giurato per farla accedere alla finale di Music For Change, ve ne ho parlato qui https://361magazine.com/music-for-change-ce-vita-sul-pianeta-terra/, cantautrice da tenere assolutamente d’occhio e d’orecchio. In un ipotetico podio c’è finito anche Sacchini, che ha preso tutti buoni voti da noi giurati, ma a vincere i 5000 euro del premio finale è stato Luca Fol, a lui i complimenti del caso. Notazione personale, il premio simpatia sarebbe dovuto andare, se mai ci fosse stato un premio simpatia, a Rosauro, cantautore campano che ha portato un po’ di sano caos e anarchico divertimento su quel palco.

Tornando verso casa, in questi giorni casa è per noi Ancona, ci siamo fermati a mangiare in un agriturismo alle porte di Assisi, il Colle degli Olivi. Seduti al tavolo di fianco a noi c’erano persone che gravitano come me nel mondo della discografia, un ragazzo che lavora a Radio Subasio con due ospiti arrivati, mi è parso di capire, da Nashville. Parlando della situazione italiana ho sentito più volte parlare di numeri, di numeri e ancora di numeri, facendo quindi riferimento agli streaming, confermando ancora una volta la convinzione che mai come oggi serva avere una visione, se si vuole provare a emergere nel mondo della musica, sperando che quella visione coincida poi con qualcosa di originale che possa aprire una strada, dettare una moda, indicare in qualche modo qualcosa di non già ascoltato, perché se si continuerà a assecondare il dictat dell’algoritmo e si penserà a fare numeri invece che arte temo che si andrà davvero poco lontano, o se anche si andasse lontano si farà presto ritorno con le pive nel sacco. Poter avere un palco come quello del Primigenia Music Awards, così circondato di bellezza, a partire dal backstage e anche solo alzando lo sguardo, e avere a disposizione un team di lavoro attento e appassionato può indubbiamente fare il resto. Ora, però, andate a ascoltarvi Luca Fol e Alice Caronna, freschi vincitori del primo premio e del premio dedicato a Primo Brown. Già che ci siete riascoltatevi anche le canzoni di Primo Brown, da solo o coi Cor Veleno, quelle di Piotta, e anche quelle degli altri dieci finalisti del Primigenia Music Awards. Se trovandovi di fronte a qualcosa di originale proverete quel senso di smarrimento che si prova quando ci si trova di fronte qualcosa di nuovo, e quindi di sconosciuto, non spaventatevi, è come quando Neo in Matrix ha capito di aver vissuto fino a quel momento nella finzione della Matrice e ha aperto finalmente gli occhi. E mi raccomando, come direbbe quella madre a Tor Pignattara, studiate, ché se studi poi pensa’ co’ la testa tua, sai fa’ un pensiero e lo sai esprime, sai affronta’ un discorso, sai tene’ testa a tutti.

0 Condivisioni

Michele Monina, nato in Ancona nel 1969 è scrittore, critico musicale, autore per radio, tv, cinema e teatro, stand-up comedian da scrivania. Ha pubblicato 97 libri, alcuni scritti con artisti quali Vasco Rossi, Caparezza e Cesare Cremonini. Conduce il videocast Musicleaks per 361Tv e insieme a sua figlia Lucia il videocast Bestiario Pop. Nel 2022 ha portato a teatro il reading monstre "Rock Down- Altri cento di questi giorni" che è durato 72 ore e 15 minuti ininterroti e ha visto il contributo di 307 lettori.

Instagram Feed

error: Il contenuto è protetto