Giulia Salemi, «Ho paura. Milano è pericolosa»: la denuncia dell’influencer. Cos’è successo

Giulia Salemi denuncia sui social la città di Milano e i suoi pericoli. E intanto, aumenta il costo della vita nel Quadrilatero della Moda

«A Milano uscire di casa è diventato pericoloso, soprattutto se sei una donna. Anche portare a spasso il cane mi fa paura». Una denuncia social, quella di Giulia Salemi, che fa il giro del web e che in men che non si dica diventa virale sulle bacheche di centinaia di donne e ragazze che vivono il disagio – e il costante pericolo – della “nuova Milano”. Una Milano capitanata dal Sindaco Sala le cui priorità sarebbero – a detta della stessa influencer- AreaC, parcheggi e chiusure di gelaterie e bar oltre l’orario di cena.

Giulia denuncia questo e tanto altro, Le sue paure nascono recentemente, nei mesi in cui la città sembra essere stata assalita dalla “mala vita locale”, dai borseggiatori e dalla criminalità organizzata. Ma anche da  ladruncoli e potenziali maniaci e stupratori di cui, ogni giorno e in modo sempre più massiccio, si sente parlare ai Telegiornali e tra le pagine dei media di cronaca nazionale.

«Ogni volta che esco di casa ho paura. Vedo brutte facce in giro, devo abbassare lo sguardo, velocizzare il passo, nascondere il telefono e tenere stretta la borsa. Milano è diventata pericolosa e Sala pensa solo ad aumentare il prezzo dell’area C – il cui ticket ricordiamo essere passato da 5€ a 7.50€ la scorsa primavera – e i parcheggi. Non ne posso più, persino portare a spasso il cane è diventato difficile», dichiara Giulia attraverso alcune Instagram stories.

Non è la prima volta che i famosi del web e dello spettacolo denunciano le condizioni sociali di Milano, una città cosmopolita, capitale mondiale della moda e meta di turisti e professionisti che ogni giorno si trovano a passeggiare per le affollate strade della città sperando di tornare a casa – nelle più rosee delle ipotesi – incolumi, con i propri documenti e il proprio denaro.

In pochi, però, sembrano preoccuparsi del sottobosco della città Meneghina. Di quella parte buia che, forse, in tanti, troppi, faticano a voler vedere. La “Milano da bere”, com’erano soliti chiamarla nel suo periodo più florido a cavallo tra gli anni 80’ e 90′ , è davvero morta? O c’è possibilità di salvare il salvabile lavorando su quelle che, oggi, sono vere e proprie tematiche sociali meritevoli di essere tenute in considerazione?

Spesso si agisce quando ormai è troppo tardi, ma chi ama e vive Milano e ne conosce le bellezze, non può – e non deve – accettarlo.

Nonostante le parole della Salemi non suonino nuove ai più, questa è di certo una denuncia social di cui (forse) avevamo bisogno.

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