Sciopero dei benzinai il 25 e 26 gennaio: “fango su di noi”. Meloni replica sul fatto di non aver mai promesso la cancellazione delle accise
È guerra aperta tra le categorie dei benzinai e il governo Meloni. Dopo il decreto legge approvato nell’ultimo Cdm, dove si colpirebbero i benzinai “furbetti”, le categorie di settore hanno annunciato uno sciopero di due giorni, il 25 e 26 gennaio. Le sigle promotrici sono Faib, Fegica e Figisc/Anisa che hanno proclamano lo sciopero nazionale sia in autostrada che sulla viabilità ordinaria. La nota informa che alla base della protesta c’è “la scelta di eliminare di colpo il taglio delle accise che ha causato l’aumento dei prezzi dei carburanti”.
Mentre l’obiettivo è “ristabilire la verità e porre fine all’ondata di fango scatenata dal Governo contro una intera categoria di lavoratori, solo per cercare di coprire le proprie responsabilità politiche e la scelta di eliminare di colpo il taglio delle accise che ha causato l’aumento dei prezzi dei carburanti”.
Giorgia Meloni si difende, sostenendo di non aver “mai promesso in questa campagna elettorale che avrei tagliato le accise sulla benzina”. Tuttavia, i partiti di opposizione le cose sono diverse. Pd, Terzo polo, M5s e Sinistra-Verdi sostengono che la Meloni “dice il falso o è smemorata”.
Carlo Calenda in merito alle dichiarazioni della Meloni dice: “Falso, lo avevate promesso nel programma. Secondo si sarebbe potuto intanto finanziare fino a marzo, come gli altri interventi, con un costo di 2,2 mld, abbondantemente coperto dal decoupling. Come vi avevamo proposto. Il quadernino è molto dolce, però cerchiamo di essere seri”.
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Anche il vicepresidente M5s, Michele Gubitosa interviene sulla questione e dichiara: “i casi sono due: o Meloni ha la memoria molto corta, oppure prende in giro gli italiani, rimangiandosi le promesse fatte in campagna elettorale”.
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Al fianco della Meloni si sono schierati i membri della maggioranza. Il capogruppo di Forza Italia Alessandro Cattaneo ha dichiarato: “Fatta una scelta politica, risorse contro il caro bollette”, mentre il presidente di FdI al senato, Lucio Malan, dice: “FdI rivendica la scelta fatta, perchè intervenire sulle accise sarebbe stata una misura con un costo pari a 10/12 miliardi l’anno che avrebbe comportato un taglio di un terzo dei fondi stanziati nella legge di Bilancio. Risorse che sono servite a finanziare misure per le famiglie, le imprese e le categorie in difficoltà”.
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