Ginnastica, la risposta di Giulia Galtarossa a Emanuela Maccarani

La risposta di una delle ex ginnaste che hanno denunciato gli abusi

Giulia Galtarossa non ci sta. L’ex atleta è una di quelle che da due mesi a questa parte ha aperto il vaso di Pandora dietro agli scandali della Ginnastica Ritmica.

Da fine anno, nel registro degli indagati c’è anche la D.T della ritmica azzurra, Emanuela Maccarani he in un’intervista a Corriere della Sera ha dato la sua versione dei fatti smentendo ogni accusa.

Sul rituale del peso, l’allenatrice ha spiegato:

«Non è mai esistito un rito collettivo, lo facevano le mie assistenti tutte le mattine, certo non io. Le ragazze si cambiavano in spogliatoio e si pesavano prima di indossare la divisa. Se fosse successo qualcosa di sbagliato, sarei venuta a saperlo: nel 2011 ho allontanato un’allenatrice che stava troppo addosso alle ginnaste. Se con Olga Tishina (assistente indagata insieme a lei, ndr) ci fosse un malessere, lo saprei. Non c’è».

Leggi anche: Ginnastica, le Farfalle ripudiano la propria identità: “Non chiamateci più così”

Oggi, dalle pagine di Repubblica, Giulia Galtarossa, tra le prime a denunciare con Anna Basta e Nina Corradini ha però risposto all’allenatrice.

«Io sono stata due volte campionessa del mondo. Non ho gareggiato alle Olimpiadi per colpa della sua ossessione sul peso. Mi sono ammalata per questo. Sono stata in cura per anni».

Poi, Giulia Galtarossa torna sul rito della pesa pubblica: «Avviene da sempre. Lo dimostra il fatto che mi sono ritrovata nei racconti di Anna e Nina. E loro sono state a Desio 10 anni dopo di me. Lei scarica tutto sulle sue collaboratrici, ma è sempre stata responsabile».

Giulia Galtarossa è stata assistente della Maccarani

E poi: «Avevo espressamente chiesto alla Maccarani di non costringermi a pesare le ginnaste. Perché stavo ancora affrontando la mia malattia del disturbo del comportamento alimentare. Nel corso degli anni, essendo sua assistente, mi ci sono ritrovata. Prima di ogni allenamento mi chiedeva di riferirle i pesi. Ma quando capivo che una ragazza era in difficoltà, scrivevo un peso inferiore sul quaderno perché sapevo che altrimenti la sua giornata sarebbe stata compromessa».

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *